Pistoia, 12 gennaio 2021 - Dopo una raffica di chiusure, dal Dopoguerra mai così tante concentrate in pochi mesi, le brutte notizie vengono ormai accolte quasi con rassegnazione. "Non sappiamo più come fare", si limitano a scuotere la testa i baristi alla notizia che, ai loro locali, potrebbe essere vietato perfino l’asporto dopo le 18. "Dobbiamo essere schietti, c’è solo una parola per descrivere la situazione che il mondo della ristorazione e dei pubblici esercizi sta vivendo e questa parola è dramma", dice più risoluto il direttore Confcommercio, Tiziano Tempestini. Dieci mesi esatti di provvedimenti restrittivi hanno minato anche lo spirito di tanti piccoli imprenditori.
Il conteggio dei ’caduti’ sul campo è ancora in corso ma i numeri sono già alle stelle: oltre 620 chiusure in tutta la provincia, arrestando la contabilità a novembre. Intanto ogni nuovo provvedimento restrittivo non fa che allontanare le speranze di riaprire il bandone e tornare a lavorare a pieno regime. Da un’indagine interna di Confesercenti risulta che, come minimo, anche i locali di dimensioni più ridotte abbiano perso, dall’inizio della pandemia, circa 35mila euro mentre i ristoranti più grandi sono arrivati fino a 120mila. "Molto sostenute", come scontato, anche le perdite registrate dai bar, da cui si chiedono almeno indennizzi adeguati. «Purtroppo i provvedimenti presi non aiutano – spiega il direttore Confesercenti, Riccardo Bruzzani –. Anche i nuovi Dpcm non fanno che prevedere zone gialle fino ai venerdì per poi arretrare tutti proprio nel fine settimana, quando i locali concentrano la maggior parte dei loro affari. Continuano a esserci incontri, teleconferenze, ma non si riesce bene a capire cosa si intenda fare. Addirittura – sottolinea Bruzzani – si intenderebbe proibire l’asporto per i bar, limitando la possibilità di vendere alla consegna".
Intanto l’arretramento della Toscana a zona arancione incombe in caso di aumento del tasso di contagio. "A quel punto a molti non converrebbe nemmeno riaprire, sia per le perdite dirette che per l’impossibilità di programmazione, dalle forniture alla gestione del personale", conclude Bruzzani.
Secondo i dati di Fipe -Confcommercio nel 2020, in Italia, il settore ha perso circa 38 miliardi di euro sugli 86 miliardi del 2019 e, solo tra Natale e Capodanno, la perdita è stata di circa 750 milioni. Guardando più da vicino, nella provincia di Pistoia quasi un centinaio di pubblici esercizi hanno chiuso solo nei primi 9 mesi del 2020 – secondo i dati Infocamere – e, purtroppo, secondo l’associazione, i peggiori effetti delle disposizioni prese dal Governo negli ultimi mesi, devono ancora manifestarsi. Lo stop alla ristorazione alle 18, le limitazioni agli spostamenti, il blocco dei flussi turistici "e l’illogico susseguirsi delle fasce di colore nel periodo natalizio sta determinando – per il direttore Confcommercio Tempestini – una crisi irreversibile, senza che al contempo gli imprenditori siano esulati dai costi fissi e senza i sostegni economici finanziari necessari. Siamo chiari – aggiunge – i cosiddetti ristori non danno alcuna prospettiva di sicurezza alle aziende. Fino a oggi chi ha resistito lo ha fatto grazie ai risparmi messi insieme in anni di sacrifici ma l’evolversi della situazione, la continua emergenza e il costante atteggiamento del Governo che sembra non voler aprire gli occhi sulla realtà del settore, porteranno inevitabilmente a un peggioramento della crisi. E quindi – conclude – nuove chiusure, disoccupazione e una ferita economico-sociale senza precedenti".
s.t.