
Un corteo della Cgil Pistoia (foto d’archivio)
Pistoia, 12 aprile 2025 – I numeri, si sa, non mentono e nel caso dell’analisi di quelle che sono state le ore di cassa integrazione erogata in provincia di Pistoia nel corso dell’anno concluso fanno davvero paura. Siamo di fronte, infatti, ad un +35% rispetto a quello che si era registrato nel corso del 2023, incremento ancora più grave se si considera che la media nazionale parla di una crescita intorno al 20%.
“Il rischio è quello di tornare alla situazione vissuta durante il Covid, con la differenza che adesso la pandemia non c’è” taglia corto il segretario provinciale della Cgil, Daniele Gioffredi. Una situazione che mette in allarme le sigle sindacali perché il rischio è quello di avere un territorio con una forte desertificazione industriale e produttiva con crescite costanti anche di coloro che, oramai, non cercano nemmeno più lavoro che non c’è. In concreto, siamo passati da un milione e 117mila ore di cassa integrazione nel 2023 a 1.713.678 del 2024 e, se si guarda ancora più indietro, ci sono cifre che fanno tremare i polsi: nel 2022, quando l’economia stava vivendo una fase specifica di ripartenza, la cassa integrazione provinciale annua non superava le trecentomila ore.
“Se aumenta la cassa vuol dire che, di contro, c’è il rischio di perdita di posti di lavoro e riduzione dei redditi – aggiunge Gioffredi – e questo va a ripercuotersi sul potere d’acquisto delle famiglie, sulle scadenze di pagamenti da ottemperare che diventano sempre più difficili rischiando di andare a indebitarsi maggiormente e, di conseguenza, a bloccare l’economia perché non si consuma. In questa tendenza negativa, si inserisce anche l’anno appena iniziato che porterà, sicuramente, ad un ulteriore incremento: in questo senso, i dazi annunciati, nonostante per il momento siano stati sospesi, non possono far altro che andare a peggiorare la situazione in determinati ambiti come, per esempio, la moda che è già in una fase di gravissima crisi da un paio di anni e che al momento non sembra avere prospettive di ripresa oppure ambiti come quello dell’agrindustria e alimentare che, per ora, hanno tenuto”.
Per capire meglio quello che è l’andamento complessivo della nostra economia, però, c’è anche un altro aspetto da tener di conto: per esempio, se un lavoratore nel corso del 2024 avesse fatto tutto l’anno in cassa integrazione a zero ore avrebbe perso, in dodici mesi, 6mila euro netti. Vuol dire 500 euro in meno al mese che non si possono spendere e non si hanno in tasca, soprattutto. Allo stesso modo, il totale delle ore di Cig corrispondono a 6129 posti di lavoro equivalenti che sono, attualmente, quelli ritenuti a rischio e che possono diventare effettivi su di un territorio già alle prese con un quadro allarmante.
Infine, un ulteriore elemento, ovvero la Fsba (cassa integrazione dell’artigianato) anche se i numeri non sono complessivi di tutto il settore: si passa da richieste per 106 aziende (e 614 dipendenti) del 2022 a 211 aziende e 1014 dipendenti dello scorso anno. Questo dimostra che anche la piccola impresa, o i liberi professionisti artigiani, sono alle prese con una grande crisi.