
I soccorsi sul luogo del crollo la sera del 13 gennaio del 2024 (Acerboni/FotoCastellani)
Pistoia, 1 aprile 2025 – “Un vizio occulto nell’antica volta non rilevabile dall’esterno, neanche effettuando saggi o prove”. È stato questo il punto centrale della relazione del professor Giulio Ventura, ordinario del Dipartimento di ingegneria strutturale, edile e geotecnica del Politecnico di Torino, incaricato dal tribunale nell’ambito del procedimento per il crollo avvenuto nell’ex convento di Giaccherino la notte del 13 gennaio 2024, quando la festa di nozze di due giovani sposi, Paolo Mugnaini di Scandicci e Valeria Ybarra, originaria del Texas, si trasformò in un inferno di polvere e sangue, con decine di feriti che furono trasportati negli ospedali della Toscana.
Il pavimento sul quale stavano ballando si sbriciolò sotto i loro piedi e circa sessanta invitati precipitarono nel vuoto. Furono ore drammatiche anche per la macchina dei soccorsi. Una tragedia sfiorata. Indagati per disastro doloso e lesioni personali sono Roberto Tonti, di Prato, titolare della società Rinascimento Srl, proprietaria dell’immobile, gli amministratori di fatto, Sabrina Tonti e Alessandro Fabbrini. I Tonti sono assistiti dall’avvocato Andrea Niccolai di Pistoia e Fabbrini dall’avvocato Cecilia Turco di Pistoia.
Ieri mattina, davanti al giudice per le indagini preliminari Patrizia Martucci, si è svolto l’incidente probatorio, la prova che si forma fuori dal processo, e si “cristallizza”, perché irripetibile. Nella sua relazione, il professor Ventura, ha spiegato che “il locale dove è avvenuto il crollo era frutto di una sopraelevazione della struttura originaria avvenuta nel 1986 e la volta crollata costituiva originariamente il solaio del sottotetto”. Una volta, risalente al ’500, nella quale è stato scoperto un vizio occulto, non intuibile dall’esterno, ovvero il fatto che la stessa era sostanzialmente vuota al suo interno, e dunque non in grado di poter sostenere il carico dato dall’essere stata trasformata come base di un solaio per il piano costruito successivamente.
All’epoca della sopraelevazione l’antico convento era dei frati francescani, mentre la proprietà attuale è subentrata nel 2004 e gli interventi successivi non hanno mai riguardato quella porzione di edificio. Nessuno avrebbe mai potuto intuire la fragilità di quella porzione da un esame esterno, spiega il perito, ciò che invece è emerso solo dopo il crollo. Dunque, rispondendo al quesito posto dal gip, la proprietà avrebbe dovuto sì accertare l’idoneità strutturale dei locali. Tuttavia, la verifica avrebbe potuto produrre esito positivo, perché il vizio non era verificabile.
Un’analisi che ha confortato anche le difese, dal momento che gli attuali proprietari del convento non avrebbero potuto sapere che il solaio sorretto dalla volta non avrebbe potuto sostenere il peso delle persone che, al momento del crollo, ballavano nella stanza. Intanto, è stato chiesto al professor Ventura un supplemento di indagine, ovvero l’analisi della relazione storica prodotta dalle difese. La prossima udienza è stata fissata per il 27 giugno.
Martina Vacca