LINDA MEONI
Cronaca

Dal tempo naturale a quello sociale: "Abitiamo tutti lo stesso pianeta?"

Cominciata la corsa verso i Dialoghi di Pistoia. Ospite del primo incontro l’antropologo Marco Aime

. foto L’antropologo Marco Aime con i ragazzi dell’istituto Omnicompresivo di San Marcello durante le lezione di di apertura del festival «Dialoghi di Pistoia»

. foto L’antropologo Marco Aime con i ragazzi dell’istituto Omnicompresivo di San Marcello durante le lezione di di apertura del festival «Dialoghi di Pistoia»

PISTOIAStare al e nel mondo, quello a noi conosciuto, ma consapevoli che di "mondi" ne esistono molti altri. Mondi che potremmo visitare, che perfino potremmo abitare. E sulla base di questa evidenza proseguire in un lavoro di intrecci e di scambi che ci ha condotti fino a qui. Perché solo così si possa costruire ricchezza umana e culturale, quindi crescita. È cominciata da San Marcello, pubblico gli studenti e le studentesse dell’Istituto OmniComprensivo (più decine e decine di altri collegati in diretta streaming), la corsa verso i "Dialoghi di Pistoia" (23-25 maggio), aprendo com’è nella cifra del festival a una serie di riflessioni e nuovi interrogativi sul tema scelto per l’edizione 2025: "Stare al mondo. Ecologie dell’abitare e del convivere". Oratore di questa prima lezione preparatoria l’antropologo Marco Aime, uno dei sostenitori e artefici della prima ora del festival diretto da Giulia Cogoli, che ha sviscerato il tema, andando dritto al cuore dello "stare al mondo". "L’essere umano è l’unico essere vivente, forse insieme alla zanzara, capace di abitare dai poli all’equatore – ha detto Aime – riuscendo ad adattarsi a ogni clima e habitat.

Occorre quindi porsi un primo quesito: abitiamo tutti lo stesso pianeta? No, se pensiamo a quanto le nostre vite siano segnate dalle coordinate spazio e tempo, delle quali ognuno di noi ha culturalmente percezione diversa. Prendiamo il tempo: esiste in natura, il tempo? No. Esiste nel momento in cui cominciamo a misurarlo. Al massimo ciò che esiste è l’invecchiamento, che però non corrisponde al tempo. L’uomo ne parla perché sin dalle origini ha avuto bisogno di organizzare il tempo, di inventarlo. Il tempo non è altro che una necessità sociale. Ecco allora che si scandiscono le ore, i giorni, i mesi, gli anni. Tutti tentativi di calcolare un tempo ‘ecologico’, calcolato cioè sulla base di eventi naturali. Portiamo l’esempio della settimana, che non ha alcun aggancio naturale: da noi s’intende lunga sette giorni, in Africa la si calcola sulla base dei mercati ambulanti.

E l’ora? Ecco un altro elemento temporale che in natura non esiste. Organizzare il tempo è una delle attività fondamentali per convivere". E poi l’idea nuova del tempo, come di un elemento prezioso, da monetizzare, nata insieme all’industria, e le nuove concezioni spazio-tempo infine stravolte dalla recente rivoluzione digitale. "Oggi, citando McLuhan – ha proseguito Aime – viviamo in una sorta di villaggio globale: tutti sappiamo tutto di quel che accade in qualsiasi parte del mondo essa accada. Ce lo ha dimostrato l’11 settembre che era possibile annullare distanza e tempo. Si è dunque modificata anche la concezione dello spazio, anch’esso oggetto di organizzazione da parte dell’uomo. E allora la distanza che racconta qualcosa delle dinamiche sociali, la prossemica, i punti cardinali e la cartografia che non è nient’altro che un’idea del mondo, non la sua rappresentazione.

Da anni coi Dialoghi ci occupiamo di culture, parliamo di mondi, di viaggi. E tutto in un’ottica di confronto e quindi comprensione di sé e dell’altro". A introdurre l’incontro con Aime erano presenti ieri Giulia Cogoli, Luca Gori presidente di Fondazione Caript che sostiene il festival, Luca Marmo sindaco di San Marcello-Piteglio e il dirigente scolastico Carlo Rai. Secondo e ultimo incontro preparatorio il 10 marzo (ore 11) al Teatro Bolognini con l’antropologo Andrea Staid su "La casa ecologica del futuro".

linda meoni