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De Silva chiude il Festival del giallo "Il grande successo di Malinconico sta nei suoi limiti e nei fallimenti"

Il noto scrittore è da poco tornato in libreria con l’ultimo capitolo della saga dell’avvocato imperfetto "Racconto la precarietà di quel lavoro e dei liberi professionisti, in serio pericolo di smottamento".

De Silva chiude il Festival del giallo "Il grande successo di Malinconico sta nei suoi limiti e nei fallimenti"

Sbilenco, non autoritario né autorevole, collezionista d’insuccessi, semi-disoccupato e quasi divorziato; eppure, nonostante una lunga lista di non-qualità, va a finire che lui, l’avvocato Vincenzo Malinconico, diventa inevitabilmente amico, compagno di viaggio. Perché ci assomiglia, perché è l’emblema dell’imperfezione che consola e diverte. Succede pagina dopo pagina, romanzo dopo romanzo per il personaggio creato da Diego De Silva che dal 2007, anno della prima uscita per Einaudi con "Non avevo capito niente" cui sono seguiti altri cinque titoli della ‘saga’, ha conquistato i lettori. E dal 2022 anche gli spettatori, dal momento che Malinconico è diventato pure protagonista di una serie tv diretta da Alessandro Angelini uscita su Rai1. Sceneggiatore e drammaturgo oltre che scrittore, De Silva ha di fatto chiuso il calendario degli appuntamenti con gli scrittori per il Festival del giallo in un incontro dialogato con l’autore e poeta Giuseppe Grattacaso per parlare di Malinconico (e non solo), da qualche mese tornato in libreria con "Sono felice, dove ho sbagliato?".

Qual è l’idea di felicità di Malinconico, quale la sua?

"La felicità è sempre una consapevolezza successiva. Ci accorgiamo molto difficilmente di essere felici nel momento esatto in cui lo siamo. Ecco perché ha più senso dire che si è stati felici, non che lo siamo. E poi c’è sempre questa specie di clausola per cui se ti senti felice non puoi non chiederti ‘vabbè, quand’è che la pagherò?’. È come se la felicità si portasse dietro il senso di colpa".

Malinconico è la prova che l’insuccesso crea empatia più di un successo. Perché?

"Dal punto di vista narrativo ha più senso riconoscere i propri limiti che specchiarsi in qualcuno che riesce e a cui va tutto bene. La vita ci mette sempre di fronte a una serie di fallimenti o quantomeno di sconfitte. Da sempre la politica del loser funziona perché permette al lettore o allo spettatore di riconoscersi in una persona con dei limiti, non in quella perfetta percepita come lontana".

Com’è nato il primo Malinconico quello dei tempi di ‘Non avevo capito niente’?

"Ho un po’ saccheggiato la mia esperienza precedente. Ho cominciato facendo l’avvocato. Volevo raccontare anche la precarietà di quel lavoro in serio pericolo di smottamento dalla semi-indigenza. Non è che i cosiddetti liberi professionisti se la passino poi così bene".

Quanto si assomigliano De Silva e Malinconico?

"Un po’ sì. Io sono abbastanza simile a lui nel suo senso dell’umorismo, nel rimuginare sulle cose, nel tornare su ciò che non puoi più cambiare".

Ci sono delle condizioni particolari che favoriscono la scrittura?

"Non so dirlo. Dopo tanti anni il mestiere diventa una parte essenziale del lavoro, ma nello stesso tempo le suggestioni sono fondamentali. L’idea che tu abbia un pensiero, un accadimento che ti suggerisce una relazione e che poi attraverso le parole costruisci una forma. Occorre poi paradossalmente cercare di liberarsi di ciò che si sa per non rischiare di ripetersi".

Com’è nata l’idea di trasporre il Malinconico da leggere in un Malinconico da vedere?

"Quella è nata da chi l’ha prodotto, poi abbiamo lavorato insieme alla sceneggiatura e adesso siamo alle prese con la nuova stagione".

Quando uscirà e cosa deve aspettarsi il pubblico?

"Nel 2024, non sappiamo ancora quando. Nella sceneggiatura attingiamo molto gli ultimi due romanzi. Ci saranno nuovi innesti, oltre alle conferme di Gallo, Teresa Saponangelo, Lina Sastri e gli altri".

A quale lettura si sta dedicando adesso?

"Un libro di Romolo Bugaro, edito da Einaudi, ‘I ragazzi di sessant’anni’. Bellissimo, un affresco di noi, della mia generazione".

linda meoni