Maurizio De Simone, partiamo dalle ultime vicende. Sono andati via sei giocatori, le indiscrezioni riportano che non venissero pagati. È vero?
"Da quando siamo arrivati c’è sempre stato tanto scetticismo nei nostri confronti, anche troppo. Ci siamo trovati di fronte ad un muro di gomma, un distacco tra le problematiche da affrontare e l’ambiente, che le ultime vicende hanno contribuito ad alimentare".
Situazioni che hanno anche riguardato lei in prima persona.
"Io sono incensurato e sto aspettando la sentenza di primo grado per il caso Trapani: posso dire che molto si è smontato e spero possa smontarsi del tutto. Dietro alla Pistoiese c’è solo il trust e basta, non c’è altro".
Torniamo alla prima domanda: come spiega questi addii?
"La proprietà ha fatto delle scelte perché come ho detto siamo in fase di rifondazione tecnica. Sono andati via sei over, tre per motivi tecnici e tre per loro libera scelta. I giocatori che avevano un accordo economico e hanno deciso di lasciare Pistoia sono stati pagati".
Nessun caso quindi...
La società deve dimostrare di aver avuto le liberatorie o di aver pagato i tesserati, compresi quelli che sono andati via, entro il 31 maggio. C’è stato un accordo tra Aic e Lega che dice di pagare entro il 10 del mese successivo. Lo scorso anno, per nostra scelta, abbiamo deciso di iniziare a pagare dalla chiusura del mercato estivo, il 15 settembre, e quindi tra ottobre e novembre. Uscito l’accordo abbiamo parlato con i giocatori che hanno accettato la nostra scelta. Ho sentito dire che i problemi erano per i giovani che dovevano mantenersi senza soldi... ma ai giovani viene garantito vitto e alloggio, mentre agli over viene garantito il sostegno minimo legato alla casa e al vitto".
Allora come mai la squadra per 3 giorni non si è allenata?
"Per quanto riguarda la diatriba nata con la squadra, non ero presente inizialmente. Al mio rientro ho avuto una riunione prima con ogni singolo giocatore poi con tutta la squadra, dicendo chiaramente che chi non se la sentiva di rimanere era libero di fare le proprie scelte. Qualcuno si aspettava di essere pagato mensilmente ma noi avevamo spiegato quale fosse la nostra politica fin dall’inizio. Cerchiamo di pagare ogni mese, ma possono capitare dei ritardi ma i giocatori lo sapevano".
E a cosa sono dovuti questi ritardi?
"Al fatto che si pretende tanto ma si dà poco. Non ci sono infrastrutture, c’è uno stadio da gestire che costa tanto senza avere la possibilità di realizzare un centro sportivo e quindi di poter programmare l’attività soprattutto del settore giovanile. Abbiamo dieci squadre maschili e due femminili ed ai ragazzi e ragazze non vogliamo fare mancare niente. E poi ci sono anche altri motivi".
Quali?
"I motivi sono legati alla vecchia gestione. Noi paghiamo 5mila euro al mese per un finanziamento covid da 500mila euro e non si capisce a cosa siano serviti quei soldi, c’è un verbale di 90mila euro dall’Inps, adesso è arrivato a 120mila euro, che paghiamo noi per inadempienze. Abbiamo saldato tutti i debiti della gestione precedente sistemando situazioni difficili. In due anni abbiamo messo circa 3 milioni di euro, per cui in una situazione del genere ci può stare un ritardo di qualche mese".
Ha accennato allo stadio. Cosa ne pensa di un possibile arrivo dell’Aglianese?
"L’ultima cosa da fare è portare l’Aglianese al Melani: lo stadio già non riesce a mantenere una squadra, figuriamoci due. Si creerebbero solo problemi al manto del campo e malumori tra la gente. Lo stadio deve diventare privato e c’è solo la Pistoiese che può può portare avanti questa operazione. Il club deve avere questo immobile nel suo patrimonio perché il futuro sta in uno stadio e in un centro sportivo di proprietà".
La sua Pistoiese, quindi, avrà un futuro?
"Certo. E se troviamo un socio serio e professionale che vuol venire a darci una mano ci siederemo intorno ad un tavolo e ne parleremo serenamente. Ma vogliamo una persona che condivida i nostri principi, che capisca l’importanza di investire nelle infrastrutture".
Maurizio Innocenti