REDAZIONE PISTOIA

Ex vigile del fuoco maltrattato a morte. La vicina: "A questo giro l'ha fatto secco"

Le motivazioni della sentenza con cui la moglie, Marinova Bogdana, è stata condannata a 18 anni per aver maltrattato il marito fino a provocarne la morte, d’infarto, e senza prestargli soccorso

Marinova Bogdana

Pistoia, 15 dicembre 2018 - «Questa volta l’ha seccato». E’ la sera del 4 febbraio 2017. Sono le nove e mezzo e le inquiline di sotto della palazzina di via Nerucci, a due passi da piazza della Ressistenza, stanno cenando insieme quando sentono il rumore di un corpo che cade. Una delle due sente anche un urlo della Marinova, e non sente la voce di Antonio. Nessuna chiama le forze dell’ordine perchè sono abituate a quel clima, già segnalato al fratello di Antonio e all’amministratore del condominio. Ed entrambe facevano di tutto per non incrociare la Marinova per le scale.

E’ un passo, questo, delle motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Firenze, presieduta da Raffaele D’Isa, giudice estensore Silvia Cipriani, con cui, il 13 dicembre scorso, Bogdana Marinova Vessellinova, è stata condannata a 18 anni di reclusione per aver maltrattato il marito, l’ex vigile del fuoco Antonio De Witt Molendi, 55 anni, fino a provocarne la morte, d’infarto, e senza prestargli soccorso.

Quel rumore  potrebbe essere stato il momento in cui Antonio si accascia a terra, dopo le ennesime percosse da parte della moglie. «Me la ricordo questa botta – disse la testimone in aula, rispondendo al pubblico ministero Giuseppe Grieco – proprio diversa da tutte le altre. A battuta dissi “stavolta l’ha seccato“ perché mi venne così, avendo sentito sempre tutte le volte comunque delle botte...fu proprio un colpo diverso, proprio secco, poi dopo non si sentì più niente».

«A questo giro l’ha seccato», disse in aula l’altra coinquilina. Dopo cena le due donne andarono a guardare la partita, non sentirono più alcun rumore fino alle una di quella notte. La seconda inquilina riferì in aula: «Ero a letto, e ho sentito un rumore come una specie di spostamento, tipo di trascinamento di qualcosa...dopo un po’ non ho sentito più niente». «La frase questa volte l’ha seccato – si legge nelle motivazioni – pronunciata la sera del 4 febbraio, dopo aver sentito il rumore di un colpo secco, è espressione icastica che rappresenta riassuntivamente l’abitudine a percepire la situazione di percosse e maltrattamenti al punto da non allarmarsi per quel colpo improvviso e seguito dal silenzio. Questi elementi valgono indubbiamente non soltanto a rafforzare la prova in ordine ai comportamenti abituali di maltrattamento posti in essere dall’imputata, ma rafforzano anche il quadro probatorio relativamente al nesso causale con l’evento morte».

Antonio poteva essere salvato e anche questo è un punto focale nelle motivazioni: l’uomo rimase a terra dalle due alle quattro ore: «è stato lasciato a terra, su una superficie fredda mentre l’intervento dei soccorsi avrebbe potuto evitare la morte hic et nunc.» «Le condotte dell’imputata nella notte tra il 4 e il 5 febbraio 2017 – conclude la Corte d’Assise – si pongono in rapporto di assoluta omogeneità con le pregresse condotte violente. Si sono innestate in una condotta abituale di maltrattamento su un soggetto particolarmente debole e malato».

lucia agati