Delitto Cini, quando il cognato Daniele Maiorino diceva: “Ho un’idea su cos’è accaduto”

La figlia dell’operaio ucciso intanto era stata ospitata dagli zii dal giorno della tragedia

Pistoia, 19 gennaio 2024 –  "Sono giorni che non dormo. Ho parlato anche troppo”. Daniele Maiorino, fermato per il delitto del cognato Alessio Cini, aveva risposto con queste parole al cronista de La Nazione che, tre giorni dopo la morte del parente, gli chiedeva un commento sul delitto del tecnico pratese.

Daniele Maiorino
Daniele Maiorino

In effetti, pochi giorni prima, Maiorano, nel corso della trasmissione di Rai 2 "Ore 14", aveva detto: "Nemici non ne aveva, ci penseranno i carabinieri, l’idea ce l’ho, me lo posso immaginare ma non posso parlare". E sul fatto che Alessio potesse aver preso un prestito aveva risposto seccamente: "No, non aveva bisogno di soldi". Dopo aver negato anche possibili problemi sul lavoro aveva però opposto un "non lo so, non mi faccia parlare" alla ipotesi di questioni a livello familiare.

Maiorano e la moglie Daniela Carrone avevano accolto nella loro casa della Ferruccia, la figlia 14enne di Alessio, ospite dal giorno della tragedia. Era stata proprio la ragazzina a trovare il cadavere del padre, parzialmente carbonizzato nel giardino della sua villetta.

Secondo le indagini il delitto di Cini, sarebbe stato pianificato per entrare in possesso dell'eredità del cognato. Maiorino è accusato di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela con la vittima e dall'aver agito con sevizie e crudeltà. Il decreto di fermo in carcere è stato eseguito dai carabinieri della sezione operativa della compagnia di Pistoia, che fin da subito hanno condotto le indagini dirette dal procuratore capo Coletta con il pubblico ministero Leonardo De Gaudio. Maiorino avrebbe cagionato "con crudeltà", come precisa il decreto di fermo della Procura di Pistoia, la morte del cognato "colpendolo con una spranga alla testa, con plurimi colpi al torace e quindi poi dando fuoco al corpo".