Pistoia, 11 maggio 2019 - A volte bastano appena pochi chilometri più in là che, pur restando in Toscana, si fa fatica a capirsi quando si parla. Succede anche al contrario, quando un pistoiese, tradendo in questo modo la sua esatta provenienza, si fa sfuggire un candido “ma del che ragioni?”, usato quasi a sfottò quando non si capisce l’argomento di conversazione. Stessa sorte per chi, uscito da Pistoia, commentando un fatto con disgusto, si lascia andare a un candido “ibboia!”. Eddie, cheddì, indove, diammine, ovvia e poerini restano invece vocaboli comprensibili a tutti i toscani, pur nella loro diversa pronuncia a seconda della città del caso. A venirci in soccorso è la 'bibbia' dei testi in materia, il "Vocabolario Pistoiese" redatto da Lidia Gori e Stefania Lucarelli e a cura di Gabriella Giacomelli.
“Scionnati, sennò tu passi anche da ppiro!”, scappa detto a qualche mamma che invita il figlio a darsi una svegliata e farsi furbo. C’è da augurarsi poi che un pistoiese non vi dia mai di memente, sinonimo dialettale di ‘scemo’ o che una donna non venga apostrofata come cimbraccola, termine locale per significare l’essere civetta e pettegola. Quale bambino poi non ha mai sentito chiamare il proprio ombelico ‘pippo’? O chi nei campi da ‘mimmo’ - bambino, appunto – non ha mai succhiato un gambo di salléggiola (la comune acetosella)? “Frucchione ‘om’è, ariva èndoé vole!”, si diceva di persone particolarmente maneggione, o ‘rubestico’ per indicare i più scorbutici e scostanti.
Abbriccico o ammenniolo sono invece oggetti di poco valore - “una hasa piena d’ammennioli” -, mentre il ‘tamburlano’ o la ‘zangola’ sono grossi recipienti, in particolare il secondo usato per mettere in ammollo i panni, oggi usato per riferirsi a quantità enormi (“tu m’ha dato una zangola di pasta!”). “Babbo, mi pigli a brigiotto?” avrà sentito dire qualche forestiero a un pistoiese, volendo intendere ‘a cavalluccio’. Se tieni le gambe ‘pencoloni’ vuol dire che le stai tenendo ‘ciondoloni’, mentre se ti dicono “ondoe va, ceccofuria!” vuol dire che stai andando particolarmente di fretta. Origini araldiche per ‘micco’, l’orso rampante nello stemma della città, usato in forma colloquiale per indicare un individuo scontroso e goffo o nell’espressione ‘restà a micco’, rimanere di stucco. “Un la fa tanto palloccolosa!”, si dice quando invece si vuol fare apparire una cosa più difficile di quanto non sia, mentre ‘sambartolomeo’ o ‘sambartolomeino’ è un bambino o ragazzo particolarmente vivace.