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Pistoia, “Una rete tra le Diocesi per estendere il modello Vicofaro”. Don Biancalani pensa in grande

La riunione con il vescovo Tardelli, il vicario D’Angelo e il diacono Gori. Il parroco: “Il progetto? Collaborazione estesa. Con l’aiuto della Regione”. Un sogno che il religioso sogna da tempo. I passi, secondo quanto spiega don Biancalani, sarebbero due: primo, intervenire sulla struttura di Vicofaro, per renderla più funzionale all’accoglienza. Due, fare rete, ovvero collaborare con altre realtà simili

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Don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro

Pistoia, 3 dicembre 2024 – Don Biancalani ha in mente un futuro molto più organizzato ed esteso per il suo centro di accoglienza. Un sogno che il parroco accarezza da tempo, e che aveva avuto qualche speranza ai tempi del governatore Rossi. Poi però senza un concreto sviluppo. Adesso ad interloquire con il parroco dei migranti c’è la diocesi, anzi diverse diocesi della Toscana.

“L’idea – spiega don Massimo – è quella di creare una rete tra le diocesi, per estendere il modello pistoiese. Oggi (ieri per chi legge, ndr) c’è stato un primo passo avanti per un progetto che vedrebbe in prima linea la nostra e altre diocesi della Toscana. Se ne è parlato in una riunione che ha visto la partecipazione del vescovo Monsignor Fausto Tardelli, presenti anche il vicario don Cristiano D’Angelo e il diacono Sauro Gori”.

I passi, secondo quanto spiega don Biancalani, sarebbero due: primo, intervenire sulla struttura di Vicofaro, per renderla più funzionale all’accoglienza. Due, fare rete, ovvero collaborare con altre realtà simili in altre diocesi, per distribuire gli ospiti, ma anche per progettare percorsi comuni di reinserimento di persone che di fatto restano ai margini della società.

“Non parlo solo di migranti - spiega don Massimo – parlo di varie marginalità. Infatti, la stessa Vicofaro era nata all’inizio per accogliere senzatetto nel periodo invernale. Il progetto c’è, e le idee anche, la disponibilità della diocesi e anche quella di altre nella Toscana. Ma ci serve comunque un aiuto anche da parte delle istituzioni, della politica. Per questo, – spiega don Biancalani – continuiamo a rivolgerci alla Regione Toscana, come possibile partner per la realizzazione di un progetto esteso”. Riguardo ai tempi e alle risorse messe in campo, ancora non è stato definito un programma preciso, ma la volontà di procedere ci sarebbe.

Insomma, il capitolo dell’accoglienza a Pistoia è tutt’altro che concluso. Anzi, quello pistoiese si candida ad essere un modello quantomeno esportabile e condiviso, tanto da richiedere un investimento in termini di risorse. “Ci vorranno altri operatori – spiega don Biancalani – Siamo all’inizio del progetto, ma siamo fiduciosi di poter andare avanti, con l’aiuto di altri parroci e dei vescovi. L’intenzione c’è e la buona volontà non manca”.

M. V.