Pistoia, 27 ottobre 2024 – La paura di perdere i figli e quella di non riuscire a ribellarsi al proprio carnefice che, spesso, è anche la persona da cui si dipende economicamente. E poi la frustrazione che deriva dal subire continue violenze fisiche e morali, un peso sotto il quale la personalità di tante donne resta schiacciata. Anche per anni. Una gabbia che la vittima vede insuperabile. La vicenda al centro del processo che ha preso il via nei giorni scorsi davanti al collegio presieduto dal giudice Stefano Billet (giudici Magi e Cerrone, al latere), racconta una storia simile a quella che hanno vissuto molte donne. Accusato di maltrattamenti in famiglia aggravati (perché commessi davanti ai figli minorenni), di lesioni personali e di violenza sessuale c’è un uomo di 48 anni (di cui non forniamo le generalità per non rendere identificabile la vittima). Abusi che la donna ha trovato la forza di denunciare dopo quasi diciotto anni. Cioè dopo una vita di vessazioni. I problemi, infatti, sarebbero iniziati nel 2006, appena un anno dopo il matrimonio e sarebbero andati avanti fino a un anno fa, quando la donna si è rivolta ai carabinieri e ha fatto così scattare le indagini, che sono state dirette dal sostituto procuratore Giuseppe Grieco.
Dal racconto reso dalla vittima, che è rappresentata dall’avvocato Francesca Vanni e dalla collega Elisa Bini, per la parte civile, le violenze subite dal marito sarebbero state pressoché quotidiane, consumate davanti agli occhi dei figli. E sarebbe stato per paura di perdere proprio i due bambini che la donna avrebbe sopportato in silenzio per così tanto tempo. Oltre alle offese e alle violenze sessuali ripetute, l’uomo avrebbe tenuto sotto ricatto la moglie, precludendole anche un’indipendenza economica, prima impedendole di lavorare e poi, quando lui le aveva concesso la possibilità di trovare un piccolo impiego, trattenendo per sé tutto il guadagno che la moglie portava in casa. Così, per anni lei avrebbe subito. Sotto le minacce continue di lui, in alcuni casi anche di morte. Diversi anche gli episodi di violenza fisica, come quella volta in cui lui, con un pugno, le aveva provocato fratture al volto. Le botte non le erano state risparmiate neanche quando era incinta. Dopo la denuncia ai carabinieri, sono partite le indagini e a luglio dello scorso anno il Gup Patrizia Martucci ha disposto l’allontanamento dell’uomo dalla casa famigliare.
“Quello che ricorre spesso nei casi di violenza sulle donne – spiega l’avvocato Francesca Vanni – è la paura che si instaura nelle vittime di non riuscire ad affrancarsi da una situazione che percepiscono come insuperabile. In questo senso, un ruolo importante lo gioca il fatto di poter contare su un’indipendenza economica oppure la minaccia che le donne madri subiscono di vedersi portare via i propri figli. Il messaggio che deve passare, invece, è che ci sono strutture, come i centri anti violenza, alle quali ci si può rivolgere, che garantiscono un’assistenza gratuita”. Il processo riprende a febbraio.