Dopo l’alluvione. Famiglie allo stremo: "Abbiamo paura che accada ancora"

I residenti chiedono la messa in sicurezza dell’argine dell’Agna "L’unico sistema di difesa sono le paratie, a mille euro ciascuna".

"Abbiamo paura che succeda di nuovo, la priorità dev’essere mettere in sicurezza l’argine dell’Agna". A due mesi esatti dall’alluvione del 2 e del 4 novembre, tra i residenti delle zone colpite della Stazione, 83 famiglie tra via Alfieri, via Mattei, via Tobagi e via del Chiuso, domina l’insicurezza, la sensazione di essere indifesi di fronte a una nuova piena dell’Agna. L’oggetto più richiesto è la paratia, in legno o altro materiale, da mettere alle porte d’ingresso, una piccola diga di circa 60 centimetri per proteggere un po’ le abitazioni. "Ci siamo fatti fare dei preventivi per le paratie – dice Alessandro Cecconi che coordina una chat dei residenti della zona –, ma quelle fatte bene, del materiale giusto, costano mille euro ciascuna e ci sono case che hanno più di una porta. Altrimenti ci sono quelle fatte con una tavola da muratore, ma proteggono meno". Un’altra paura è quella delle bollette della corrente elettrica e del gas che stanno per arrivare. Nelle case ripulite dal fango sono perennemente accesi i deumidificatori, anche uno per ogni stanza, vengono svuotati tre o quattro volte al giorno e il contatore dell’energia elettrica corre. Anche il riscaldamento, spesso con caldaia a metano, dev’essere tenuto acceso continuamente per ridurre l’umidità. "Per la bolletta dell’acqua – spiega Alessandro – abbiamo avuto rassicurazioni da Publiacqua che faranno la fattura sul consumo medio dello scorso anno, ma per la corrente elettrica e il gas temiamo una stangata".

Per ritornare a vivere nelle case devastate dall’alluvione le famiglie hanno dovuto ricomprare, come minimo, i letti, i materassi, la lavatrice, il frigo, il divano e le sedie, qualche mobile in bagno e in cucina, per non parlare degli impianti da risistemare. Molti hanno dovuto prendere dei finanziamenti, per la casa e anche per le automobili e le moto, quasi tutte andate distrutte. I risarcimenti, fino a 5mila euro dallo Stato e poi quelli stanziati dalla Regione, sono ancora di là da venire. Il termine per la presentazione delle domande è il 19 gennaio, ma le pratiche sono estremamente complicate.

"Nel modulo ci sono 14 pagine da riempire – dice Alessandro – con le indicazioni della particella catastale, con gli allegati di foto e fatture. Va fatto tutto col computer e le famiglie da sole spesso non ci riescono, ci siamo dovuti rivolgere a un patronato, molti di noi si sono rivolti alla Confartigianato di Montale che si è resta disponibile e ha curato tante pratiche". Per ora gli aiuti sono arrivati dalla solidarietà di associazioni, singoli cittadini, amici e parenti.

Giacomo Bini