Chi vince festeggia, chi perde spiega direbbe Julio Velasco ed infatti eccoci qui a spiegare l’ennesima sconfitta dell’Estra arrivata nei minuti finali così com’era accaduto contro Sassari e Trento. Dove non c’è niente da spiegare, o meglio, poco è sulla prova di Eric Paschall. L’ala di New York contro Treviso ha messo a referto 23 punti in 26 minuti di gioco con 4/6 da 2 punti, 5/7 da 3 punti. Era chiaro ai più che il suo fosse solo un problema di condizione fisica perché il talento, grandissimo, non è mai stato messo in discussione. A Paschall per mettere in scena una simile prestazione è stato sufficiente essere forse al 30 o 40 per cento della condizione e questo non può che far ben sperare e soprattutto lasciare immaginare cosa possa fare quando salirà ancora di condizione. Contro Treviso a tratti è stato immarcabile, chirurgico nelle conclusioni e presente nei momenti che contavano.
Il primo punto da dover spiegare invece riguarda il motivo per cui i minuti finali costano così cari a Pistoia. Di primo impatto verrebbe da dire perché a questa squadra manca l’uomo a cui affidarsi nei momenti decisivi, il go to guy, quello che riesce a scrivere la parola fine al match quando la situazione si fa difficile. Un’ipotesi non del tutto campata in aria ma a ben guardare Pistoia ha giocatori d’esperienza magari non saranno dei risolutori implacabile ma sicuramente sono in grado di gestire i palloni quando iniziano a pesare. Dando un’occhiata più approfondita ciò che balza agli occhi in maniera piuttosto evidente è che questa squadra non è ancora una squadra nel senso di un gruppo unito che sa fare quadrato quando si arriva in prossimità del traguardo. Già perché non tutte le squadre hanno l’uomo dell’ultimo tiro o il realizzatore nei momenti importanti ma suppliscono attraverso il gruppo, l’essere squadra dove ognuno fa quel passo in avanti che serve per arrivare alla vittoria. A Pistoia questo manca.
Del resto sarebbe difficile a oggi poter pensare a una Estra come gruppo coeso. Troppi i cambi in corsa. Sembra strano a dirsi ma i giocatori devono imparare a conoscersi sia a livello personale che tattico e tecnico perché due innesti più un cambio di allenatore sono novità che vanno digerite. Da spiegare c’è anche il problema evidenziato a Zare Markovski a fine gara quando ha parlato dell’apporto della panchina. Pistoia non ha una panchina composta da giocatori con tanti punti nelle mani, ma da elementi in grado di dare intensità e difesa e questo è cosa risaputa. Chi parte dalla panchina potrà alzare l’asticella in questo senso, potrà avere una serata al tiro particolarmente importante, ma per produrre punti e togliere le castagne dal fuoco tocca ad altri.
Maurizio Innocenti