Export vivaistico, rebus sull’andamento. Confagricoltura frena: “Numeri in discesa”

L’analisi del direttore Lombardi getta un velo di preoccupazione. “Considerando i volumi effettivi, calo di quantità dell’otto per cento. Lo scorso anno una contrazione importante, che si replicherà nel 2024”

Vivaismo (Luca Castellani/FotoCastellani)

La produzione vivaistica pistoiese (foto d’archivio)

Pistoia, 19 settembre 2024 – Nel settore del vivaismo, in quello pistoiese in particolar modo, va davvero tutto così bene e a gonfie vele? Dopo i dati diffusi negli ultimi giorni da Coldiretti, che parlavano di +3% dell’export dal 1° aprile al 30 giugno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con introiti complessivi dal 1° gennaio che sono arrivati a quota 240 milioni di euro, interviene sull’argomento Confagricoltura Pistoia che, con il direttore Daniele Lombardi, vuole porre l’attenzione su come questi dati non siano del tutto esatti e, soprattutto, nascondono una tendenza preoccupante da mettere in evidenza.

“E’ necessaria una riflessione più approfondita e contestualizzata – afferma Lombardi – i numeri, se presi singolarmente, possono apparire positivi ma una corretta interpretazione richiede di considerare l’intero quadro economico e produttivo. Se, però, si va a vedere quello che dice il Monitor Distretti (vedi pezzo a fianco, ndr) allora la panoramica cambia: flessione del -2,7% a valore alla fine del 2023, ma se si considerano i volumi effettivi, il calo delle quantità è stato ben più marcato, stimato intorno al -8%”. E allora sorge la domanda scontata: chi è che ha ragione? Confagricoltura prova a fare un ragionamento il più completo possibile.

“Secondo le più recenti analisi del settore florovivaistico italiano – aggiunge l’associazione di categoria nella propria analisi – nel 2023 la produzione complessiva ha raggiunto i 3,1 miliardi di euro che corrisponde al 4,7% del valore della produzione agricola nazionale. Allo stesso modo, però, nell’anno passato c’è stata una contrazione media del 7% della produzione nazionale e, purtroppo, per l’anno in corso le previsioni sono altrettanto negative: uno studio di mercato aggiornato a giugno 2024 di Ismea, Istat e Italmercati prevede una riduzione del 10% per il 2024. Questo dimostra che, se da una parte vi è stato un recupero nei valori nominali, dall’altra le quantità prodotte e il margine contributivo delle aziende sono stati messi sotto forte pressione a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e dell’inflazione”.

In questo quadro generale si va ad incastonare la posizione della Toscana e di Pistoia: partendo dal 90% di export regionale “made in Pistoia”, i valori vanno contestualizzati tenendo presente l’aumento dei prezzi di vendita, che ha gonfiato i valori, mascherando la riduzione effettiva delle quantità esportate. “Confidavamo che le politiche green e le misure del Pnrr, volte a contrastare il cambiamento climatico, avrebbero stimolato una maggiore domanda di piante da parte sia degli enti pubblici che dei privati. Tuttavia, questo non è accaduto – afferma ancora Lombardi – in realtà l’Italia resta ultima in Europa per spesa media pro capite nel settore, con una stagnazione dei consumi interni che, al netto dell’aumento dei costi, rappresenta una perdita ancor più marcata rispetto all’export”.

Quindi, anche il mito partito dopo la pandemia dei milioni di alberi da piantare per rendere più “green” ed eco-sostenibili le nostre città, sostanzialmente, è stato sfatato visto che di riforestazione urbana se ne vede in giro abbastanza poca. E, fra pochi mesi, i cantieri e i progetti legati al Pnrr devono arrivare già alla loro conclusione.

S.M.