
Il problema della scuola che non riparte crea problemi organizzativi nelle famiglie
Pistoia, 29 aprile 2020 - Mamma, maestra e, più i giorni passano, anche psicologa perché – e di questo troppo poco se ne parla –, le tracce che questa lunga bolla di tempo sospeso e svuotato di ogni socialità lascerà sui bambini saranno irreversibili. Con una lunga serie di punti interrogativi che adesso si aprono: "Quando rientrerò a tempo pieno al lavoro i miei bimbi chi li accudirà?".
La voce di Elena Benedetti, mamma di due bimbi di 7 e 11 anni, è una di quelle che risuonano più forti in questo silenzio assordante che si è creato attorno alle famiglie e alle scuole, per le quali nessuna soluzione sembra intravedersi nel breve periodo: con una lettera aperta indirizzata al sindaco nel tentativo di ottenere una maggior risonanza, Elena, di professione odontoiatra pediatrica, spalanca una finestra sui prossimi giorni, tra dubbi e perplessità.
«Sono separata – racconta –, con una madre ottantenne con patologie multiple. L’11 maggio rientrerò a lavoro, il che significa che sarò fuori da casa tutto il giorno e come me anche il padre dei bambini. Dovrò quindi affidarli tutto il giorno a una tata oppure, peggio ancora ma come già sono stata costretta a fare, lasciarli da soli a casa, tra mille angosce e preoccupazioni. Per non parlare della questione economica: il bonus babysitter, se mai arriverà, non coprirà neppure un terzo del necessario e io dopo tutti questi mesi ferma non posso permettermi di non lavorare".
Altra questione spinosa quella della didattica a distanza, che tutto pare essere fuorché inclusiva: "L’impegno richiesto per poterla portare avanti – prosegue Elena –, non è affatto banale. E i nonni certo non hanno le capacità tecnologiche per essere d’aiuto in questo senso. Siamo fra i pochi paesi europei che non riapriranno le scuole in nessuna forma, anche alternativa, dobbiamo preservare la popolazione anziana e tenerla isolata, dunque quali sono le proposte per ovviare alla ripresa del lavoro e al contemporaneo adempimento dei compiti genitoriali? Non ho competenze per trovare una soluzione, ma sicuramente non ne è stata proposta alcuna credibile, attuabile e degna di un governo con all’attivo molteplici task force impegnate".
«L’esplosione del virus – è il commento di un’altra mamma di due bimbi di 4 e 6 anni, Benedetta Bruni – ha messo a nudo la totale inadeguatezza del sistema. Vedi le classi pollaio, con numeri di bimbi esagerati, vedi il fatto che tutto debba reggersi sulle spalle dei nonni, oggi davvero ritenuti i più fragili e vulnerabili di fronte al virus. Improvvisamente noi famiglie ci troviamo private di entrambe le cose, scuola e nonni. Il fatto è che io dopo un periodo di cassa integrazione (ancora non riscossa per altro) lunedì sarò di nuovo al lavoro, a chi dovrò rivolgermi? Dovrò cercare una tata in un momento così complesso affidandomi a qualcuno che neppure conosco? "Oppure potrei usare il congedo parentale, quindici miseri giorni inutili a colmare un vuoto così lungo come quello causato dall’assenza della scuola? Dovrò quindi comportarmi da irresponsabile e affidare i ragazzi ai nonni, con tutti i rischi che ciò comporta. Nessuno ha pensato al grave danno psicologico che questo stop sta creando sui nostri figli. Il valore sociale della scuola – conclude Benedetta – è enorme: chiusa questa, interrotte le relazioni, i bambini hanno cominciato a soffrire inevitabilmente. E così continuerà a essere se nulla verrà proposto per risolvere la situazione". © RIPRODUZIONE RISERVATA