Pistoia, 5 febbraio 2023 - Muove soltanto un dito, perché il resto del suo corpo è bloccato dalla nascita, ma ha imparato ad andare sott’acqua con le bombole e a sciare. Ha volato con il deltaplano e sogna di lanciarsi con il paracadute e prima o poi, state certi, lo farà. Perchè ha bisogno di sentir scorrere l’adrenalina. Al suo fianco, da sempre, un babbo e una mamma che si mettono le mani nei capelli tutte le volte che si accende la lampadina dell’avventura, ma poi, tirato un sospirone, lo assecondano e lo portano dove vuole. L’ultima volta lo hanno accompagnato a Roma, dove si è laureato in discipline psicosociali. Lo aveva promesso a se stesso dopo il diploma, con 100, all’istituto Einaudi, corso serale, dove il babbo e la mamma lo hanno accompagnato tutte le sante sere. Federico Liberati, nato il 6 giugno del 1978, è tutto questo. In questi giorni, appena archiviata la festa di laurea, è “un po’ stanchino“, ma passerà presto e babbo Felice, luogotenente dell’Arma in pensione, che è stato comandante della Compagnia di Pistoia, e la mamma Rosy, un vero e proprio “fiore d’acciaio“, si rimetteranno in moto accanto a lui. Federico ha concluso con 103/110 il corso di laurea triennale all’Università telematica internazionale Uninettuno. La sua tesi si intitola “L’esperienza formativa degli studenti universitari con disabilità“. Sul Freccia Rossa c’erano anche il fratello Maurizio, maresciallo dei carabinieri, la cognata Cristina e i nipoti Jacopo e Pietro, che vivono a Sarzana.
Di cosa parla la sua tesi?
"E’ nata dal fatto che io stesso sono un ragazzo portatore di handicap che ha dovuto lottare tanto anche a scuola, alle medie e alle superiori. E allora mi sono detto: perchè non ripercorrere l’epopea e tutto quello che c’è da fare per arrivare al traguardo. Perchè non si tratta soltanto di un ragazzo che va a scuola, ma dell’esigenza e della necessità di trovare strumenti per farlo rendere al meglio, trovare la strada meno tortuosa. L’obiettivo non è tanto l’agevolazione, ma come ci si arriva e questa è l’esperienza di tutti i ragazzi diversamente abili. La mia è una tesi che tocca questo campo e allora ho scritto questo elaborato sul mare magnum di tutte le difficoltà che ho incontrato".
Quale strada ha percorso?
"Tutto questo è stato possibile grazie all’Università telematica, che è per tutti, normodati e non. Dal 1992 collabora con la Rai, quando a tarda notte trasmetteva le registrazioni delle lezioni, poi è nato il consorzio Nettuno che si è evoluto in senso digitale. Si può fare anche in presenza, perchè ha un distaccamento a Lucca. Poi c’è stato il periodo del covid, e comunque io non potevo stare tutto il giorno a lezione e avrei avuto bisogno di un assistente, poichè muovo soltanto un dito, ma la possibilità telematica mi ha consentito di seguire le lezioni da casa, sia in diretta che registrate, quando avevo bisogno di fare fisioterapia, per esempio".
C’è stato un risvolto sociale?
"Ho iniziato questo percorso e subito sono arrivati nuovi colleghi e nuovi amici. Si potrebbe pensare che l’università telematica finisca dopo le registrazioni, invece non è così perchè poi ci ritroviamo, ci scambiamo i libri e, con second life, possiamo giocare con gli avatar, c’è tutta una vita dietro, virtuale, ma non troppo. Certo, preferirei la presenza, ma tanti dei miei amici oggi si sono fatti una famiglia e quindi non è molto facile".
Ha avuto qualche momento di esitazione?
"Non credevo di farcela, la mia è una testimonianza per gli altri. Non avevo niente da perdere, ma oggi so che anche un diversamente abile può dare tanto e arrivare, con i dovuti accorgimenti. Ho tante persone da ringraziare. Prima di tutto la Fondazione Maic, con la dottoressa Anna Bruschi e il presidente Luigi Bardelli. Ed è alla Maic che dedico la mia laurea, perchè io sono uno di loro. Ringrazio tutti gli operatori che mi hanno seguito e mi hanno incoraggiato e i professori Antonio Frintino, Andrea Bolognesi e Alberto Pistoresi. Ringrazio il sindaco Alessandro Tomasi che è venuto a salutarmi alla mia festa di laurea. Ho gratitudine per l’associazione Silvano Fedi che ha ideato, grazie a Floriano Frosetti, il IV Traguardo della Pistoia Abetone con un concorso letterario dove ho conquistato il secondo premio. Scrivere è una mia grande passione".
Lei non si è mai arreso...
"Seguo il basket e il calcio. Ho volato col deltaplano quando avevo 12 anni, sono andato sott’acqua, a sciare, ed è stata bellissima l’esperienza di salvataggio simulato con i cani terranova. Mi piacerebbe tanto lanciarmi con il paracadute. Oggi mi sento bene, perchè ce l’ho fatta a realizzare almeno una parte dei miei sogni e non è vero che noi non proviamo adrenalina. A chi è come me dico di non abbattersi, e di essere consapevole che è sempre possibile fare qualsiasi cosa, perchè quando si crede in se stessi, con la volontà e con la determinazione si può arrivare dappertutto".
Ci dimentichiamo qualcosa?
"Grazie ai miei genitori, che a volte si sono opposti davanti alle mie scelte, ma poi non hanno mai mollato e sono sempre stati accanto a me".