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L’astrofisico Giovanni Covone che ieri ha incontrato gli studenti al. Bolognini
Smontiamo subito la poesia: essere astrofisico non significa puntare uno strumento d’osservazione alle stelle in una romantica notte di cielo terso. Eppure il fascino di volgere lo sguardo "all’altrove" è immutato oggi come duemila anni fa. Con una certezza: "L’universo è ancora pieno di sorprese". A dirlo con un entusiasmo contagioso è l’astrofisico e professore universitario Giovanni Covone che ieri, sabato, alle 10 era al Teatro Bolognini per incontrare studenti e studentesse dell’istituto Pacini, in un appuntamento curato dal Centro Filippo Buonarroti Toscana col Centro di Documentazione di Pistoia e dall’Istituto Pacini stesso in collaborazione col Comune di Pistoia. Spunto dell’incontro è stato il libro "Altre terre. Viaggio alla scoperta di pianeti extrasolari" (HarperCollins, 2024) valso al professore il Premio Asimov 2024 su indicazione di una vastissima platea di giovani. Un debutto nella scrittura edita, cui seguiranno tra poco nuove pubblicazioni, una illustrata per ragazzi in età 8-12 anni e uno di stampo più divulgativo, ma entrambi sui temi di vita nello Spazio, alieni e astrobiologia.
Professore, "Altre terre" è nato pensando a un pubblico di giovani lettori?
"Sicuramente c’entrano i ragazzi, ma pensavo più in generale a un lettore curioso, non per forza animato dal desiderio di diventare ricercatore o astronomo. Semplicemente qualcuno interessato a sapere cosa la scienza ha da dire a tutti noi. Quando ascoltiamo Beethoven o leggiamo Leopardi non lo facciamo perché vogliamo diventare musicisti o scrittori al loro pari. Lo facciamo perché sappiamo che quei contenuti sono importanti. Questo è maggiormente importante se ti rivolgi ai ragazzi: loro sì che hanno davanti un universo".
Cos’ha incontrato di più, speranza o paura nei confronti dell’ignoto vivente oltre la Terra?
"Tutti ci siamo chiesti almeno una volta se esiste qualcuno là fuori oltre noi. Da studente se mi avessero detto che stavamo conoscendo nuovi pianeti sarei stato entusiasta all’idea. I ragazzi di oggi invece dicono che è meglio non cercarli per paura di inquinarli. Sanno perfettamente che i tempi che viviamo non sono semplici. Io sono ottimista, ma è evidente che ci sono dei rischi".
Rifiuti in orbita: anche questo è un problema urgente?
"Lo è, anche se poco noto al grande pubblico. Ciò accade perché la bassa orbita terrestre, cioè quella dove ci sono i satelliti commerciali, è sempre più affollata e sempre di più lo sarà. Il rischio di collisioni incontrollate potrebbe aumentare significativamente in venti o trent’anni. In assenza di interventi, la densità di detriti potrebbe raggiungere un livello critico entro cinquant’anni rendendo pericolosi i lanci verso lo spazio profondo. Paradosso odierno: siamo pronti per raggiungere le stelle, ma rischiamo di distruggere il pianeta al punto da impedirci di viaggiare".
Che anno sarà questo da poco iniziato per le missioni spaziali?
"Ogni anno c’è una crescita con sempre nuove missioni. Lo scorso anno fu Euclid, un telescopio spaziale dell’Agenzia Spaziale Europea, l’anno prossimo sarà Plato, il cui compito sarà cercare pianeti simili alla Terra. Poi il ritorno sulla Luna, con Usa e Cina in prima fila, le recenti sonde inviate verso pianeti vicini. Da un punto di vista tecnologico e scientifico sono anni entusiasmanti, ma allo stesso tempo lo spazio si rivela territorio di contesa tra le potenze economiche. Molti paesi, penso a India, Pakistan, Stati Arabi, si stanno affacciando nello spazio. Questo accelererà la competizione, che sarà globale. Scientifica, militare ed economica".
linda meoni