REDAZIONE PISTOIA

Frisina finalista al Contropremio Carver

Poeta e scrittrice, si è candidata con "Avrei voluto scarnire il vento" con l’editore pistoiese Compagnia dei Santi Bevitori

Sono donne che arrivano talmente al cuore di chi legge che è impossibile non riconoscerne il valore, il pregio. Così come l’ha riconosciuto la giuria del Contropremio Carver (istituzione di settore nata vent’anni fa per premiare i libri spogliati da condizionamenti che siano legati ai nomi egli autori o degli editori), che ha inserito nella cinquina finalista della sezione poesia l’ultima uscita che porta la firma di Grazia Frisina, "Avrei voluto scarnire il vento" (Compagnia dei Santi bevitori, 2022). Una candidatura che già riempie di orgoglio anche senza attendere il verdetto finale, per un lavoro che già ha suscitato apprezzamenti e curiosità in ogni presentazione pubblica finora realizzata, per quel modo delicato e profondo di far poesia che distingue da sempre Frisina. Le trentadue protagoniste donne che popolano quest’ultima realizzazione lasciano il segno dunque, non solo nell’autrice che ne ha qui tracciato i profili esaltandone quel senso di maternità che le distingue, ma anche in chi si definirebbe ‘addetto ai lavori’. "Sono davvero contenta di trovarmi nella cinquina dei finalisti – commenta Frisina, che già nel 2018 aveva vinto il Carver con ‘Innesti’ –, in un premio che fa della propria indipendenza di valutazione un vanto, lontani da pressioni editoriali. Essere tra i finalisti significa far proseguire a queste mie donne il loro viaggio. A volte mi viene da chiedermi che senso ha tutto questo scrivere: poi arrivano queste belle notizie e comprendi che qualcosa di buono hai fatto. Voglio anche aggiungere che questo traguardo lo condivido sinceramente con Filippo Giaconi, titolare di una piccola casa editrice che è la Compagnia dei Santi bevitori che merita di essere conosciuta. Filippo ha una cura, una preziosità e una passione per il lavoro che è rara. Ci ha messo anima in questo lavoro. E poi anche perché lui ha avuto coraggio, ha creduto in me e alle mie donne". Ma che significa oggi far poesia? "La poesia non ha nessuno scopo né funzione pratica o didattica, né tantomeno economica. È un modo per cercare delle vie diverse di percezione, di conoscenza. Rispetto al mondo, sì, ma anche rispetto al proprio io. È qualcosa che diventa una forma di scandaglio e scavo dentro di sé. Magari non ne esce nulla, forse solo una scheggia, ma fa sempre bene. E soprattutto diventa quasi un esercizio molto personale, lungo di grande pazienza, di silenzio che arrivato a un certo punto ha bisogno anche di uscire dal proprio io, di porgerlo agli altri e condividerlo".

Un lungo trascorso nelle scuole quale insegnante, non c’è quindi miglior voce di quella di Grazia Frisina a proposito del legame giovani-poesia: "Come avvicinarli? Senza dubbio a partire dai classici. È qui che affondano le radici di tutto. La scuola a volte porta al disamore della poesia, troppo spesso finisce che i ragazzi escano fuori con una percezione della poesia troppo scolastica e poco emozionale. Invece è dall’emozione che dovremmo ripartire".

linda meoni