
Sul caso erano intervenuti i carabinieri di Bottegone
Pistoia, 26 marzo 2022 - Era stato lo stesso derubato, l’imprenditore Stefano Tesi, a riconoscere nel piazzale dell’azienda di un collega quel lotto di 600 "cipressi di Leyland" del valore di circa 5mila euro, portati via qualche tempo prima dalla sua azienda. Le piante facevano parte di un lotto più consistente di 1.400 esemplari. Il fatto era accaduto nel settembre 2015 ed erano scattate le indagini dei carabinieri di Bottegone.
Sotto accusa era finito anche il vivaista che aveva acquistato le piante da un fornitore albanese. Per questo Alberto Innocenti, titolare della Vivai Innocenti Fidelio sas, era stato rinviato a giudizio con l’accusa di favoreggiamento personale e reale, per aver aiutato, secondo l’ipotesi della procura, un cittadino albanese, suo abitutale fornitore, ad eludere le investigazioni dei carabinieri e ad assicurarsi il profitto del reato.
Secondo l’accusa, Innocenti avrebbe in qualche modo cercato di favorire il suo fornitore facendosi consegnare, in sostituzione di quella originale, una fattura con data precedente al furto, e avrebbe dichiarato alla Polizia giudiziaria di aver acquistato le piante prima che fosse denunciato il furto dall’azienda Tesi.
Ora il giudice Paolo Fontana ha assolto il vivaista "perché il fatto non sussiste" (ex art. 530 comma 1 del codice di procedura penale). Alberto Innocenti, difeso dagli avvocati Fabio Celli e Roberta Fioretti del foro di Pistoia, si era sempre dichiarato estraneo alle accuse, spiegando la buona fede con cui aveva condotto quell’acquisto.
Nel corso del processo, sono stati sentiti i titolari dell’azienda Tesi (che non si sono costituiti parte civile, avendo recuperato subito le piante) e il personale della Polizia Giudiziaria che aveva condotto le indagini, oltre ad alcuni dipendenti della ditta Innocenti Fidelio - citati dalla difesa -, che erano presenti al momento della consegna delle piante e del pagamento delle stesse.
E’ stato sentito anche un consulente tecnico della difesa il quale, sulla base dei tabulati telefonici acquisiti dai difensori nell’ambito di una specifica attività di indagine difensiva, ha ricostruito per quanto possibile gli spostamenti dell’imputato nei giorni in cui si sarebbero verificati i fatti.
Sulla base delle prove raccolte nel corso dell’istruttoria dibattimentale il Tribunale, ritenuta l’assenza di qualsiasi responsabilità da parte di Alberto Innocenti, lo ha assolto con formula piena "perché il fatto non sussiste".
M.V.