Gioielli e orologi rubati nelle case. Sgominata la banda di ricettatori. Denuncia partita per un usuraio

L’inchiesta dei Carabinieri e della Guardia di Finanza ha portato a sequestri per oltre mezzo milione. Ventuno gli indagati: la merce, provento di furti in tutta la Toscana, veniva consegnata ai ’capi’ a Pistoia.

Gioielli e orologi rubati nelle case. Sgominata la banda di ricettatori. Denuncia partita per un usuraio

L’ indagine è partita nel 2020 dalla denuncia di una vittima di usura

Il via è avvenuto un po’ per caso, come spesso accade, quattro anni fa. Un’anziana signora, in un periodo di difficoltà economica, si rivolge a chi può farle un prestito immediato e cade nella rete di un usuraio. Alla fine decide di denunciarlo ai carabinieri. È così che l’indagine, avviata dai carabinieri della sezione operativa di Pistoia nel 2020, per il "pesce piccolo" si allarga, fino a far scoprire una rete organizzata di ricettatori, specializzati nel piazzare la merce preziosa provento di furti messi a segno nelle abitazioni di mezza Toscana, tra le province di Pistoia, Prato, Arezzo, Pisa Lucca e Firenze. Oro, gioielli, ma soprattutto orologi di lusso, alcuni del valore superiore ai centomila euro. Un’attività che si è definita nel tempo molto più complessa e che ha visto operare, sotto la direzione del sostituto procuratore Claudio Curreli, il Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Pistoia e la sezione operativa del Nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Pistoia.

Ventuno le persone indagate, coinvolte, a vario titolo, nei reati

di ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, contraffazione e spaccio, mentre è stato eseguito un sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, emesso dal gip del Tribunale di Pistoia, su rapporti bancari e beni per oltre 550mila euro. Sono stati sequestrati 52.000 euro in contanti, 123 orologi di pregio per un valore stimato di oltre 500mila euro e di circa 700 grammi di gioielli.

Le intercettazioni telefoniche e ambientali, iniziate nel 2020, per raccogliere le prove contro il presunto usuraio, hanno consentito di ricostruire, nel dettaglio, la sua attività di ricettatore di gioielli e orologi di lusso, provento di furti nelle case messi a segno da rom e sinti, con i quali l’indagato aveva incontri e contatti costanti.

In pratica, quando c’era il bottino da piazzare, i fidati contattavano l’uomo e fissavano gli appuntamenti, per proporre la merce in vendita. Gli incontri servivano, appunto, per valutare i gioielli, la loro autenticità e il valore: a trattativa conclusa, il pagamento avveniva in contanti, anche per importi superiori a 30 o 40mila euro.

Le complesse attività della guardia di finanza si sono concentrate nella ricostruzione del fitto intreccio di flussi finanziari e rapporti economico patrimoniali che legava i soggetti coinvolti: accertamenti patrimoniali ad ampio spettro. Denaro che viaggiava a ciclo continuo, finendo su conti correnti ma soprattutto alimentando un tenore di vita di alcuni degli indagati incompatibile con i redditi da loro dichiarati, come il possesso di auto di lusso e gioielli. Una anomalia che ha consentito di procedere alla confisca "per sproporzione".

Martina Vacca