REDAZIONE PISTOIA

"Giuda è bendato, predisposto al tradimento"

Il maestro Enrico Savelli racconta il suo cenacolo, l’ultima opera scolpita nel marmo. Stasera sarà il protagonista di Canto al Balì

Tutte le opere del maestro Enrico Savelli suscitano una immediata e profonda commozione. Un moto misterioso che riconnette il cuore di chi le osserva con qualcosa di elevato e inconoscibile. C’è una comprensione immediata per il suo messaggio spirituale che trova nel suo ultimo capolavoro “L’ultima cena“ il suo ennesimo compimento: "Per primo ho visto il volto di Pietro nel blocco di marmo, poi tutti gli altri". Era così anche per Michelangelo. Si scolpisce per liberare dal marmo la figura che l’anima ha già visto e l’Agnello Mistico, il sigillo di Savelli, è sempre lì, al suo posto, sotto il volto di Gesù. "Ho lavorato su un blocco di marmo di Carrara – spiega l’artista – marmo comune, non nobilissimo, del peso di due tonnellate di due metri per uno e mezzo di altezza. Sette mesi ininterrotti di lavoro. Come tutte le mie opere è nata senza un progetto, e senza commissione".

Enrico Savelli è un artista puro, della sua arte vive, nella sua casa studio di Casore del Monte. Le sue opere hanno una caratteristica unica: in alcuni punti entra la luce. Questo avviene grazie al meticolosissimo assottigliamento della parete di marmo.

"La conoscenza delle cose – ci spiega ancora – presuppone che siano illuminate. Mirare alla trasparenza del marmo è per me educazione personale, autodisciplina. Nell’ Ultima cena il grosso del lavoro è dietro il blocco, difficile sfondare il marmo in diversi livelli con gli inevitabili imprevisti e le incognite delle fragilità formali. La figura che ho visto per prima è stata quella di Pietro. Le vedo e le tiro fuori. Giuda l’ho visto bendato, irretito, preso dalla non-coscienza e predisposto al tradimento come scrive Giovanni “dopo il boccone Satana entrò in lui“. Il cenacolo è un racconto bellissimo. La trasparenza nasce dalla sottigliezza, che in alcuni punti è di 4-5 millimetri. Gli allestimenti delle mie opere normalmente vengono realizzati vicino a una vetrata e la luce del sole ci pensa da sola. C’è quindi una variazione cromatica legata al movimento astronomico, perchè così erano pensate anche le chiese".

Del maestro Savelli e delle sue straordinarie opere si parlerà questa sera nella trasmissione di Tvl Canto al Balì (ore 21.05, in replica domani alle 12 e sabato alle 16), e dove sarà possibile ammirarle grazie alle riprese della troupe a Casore del Monte, nella casa-studio di Enrico. Un servizio fortemente voluto dal direttore Luigi Bardelli: "L’opera di Savelli – ci ha detto ieri – mi ha fatto una grande impressione ed è ingiusto che un artista pistoiese, della sua levatura, grande appassionato e vocato, non sia adeguatamente conosciuto". Bardelli coordinerà la tavola rotonda a cui prenderanno parte oltre a Savelli, l’ex vescovo di Prato, Gastone Simoni e il professor Sergio Givone che in occasione della mostra in Santa Croce (catalogo con le foto di Aurelio Amendola), scrisse di lui: "Se volete un riferimento sacro dellarte contemporanea, questo è lui, Enrico Savelli. La sua opera, il suo lavoro sulla materia, si fa risonanza religiosa, le sculture ridanno voce e significato ai nomi di Dio".

lucia agati