ANDREA NANNINI
Cronaca

I segnali bianchi e rossi dei sentieri? Un’idea ’made in Maresca’

Settant’anni fa nella nostra montagna la riunione del Cai che dette vita alle norme utilizzate in Italia (e non solo) per la sentieristica.

di Andrea Nannini

Compiono settant’anni le ’norme di Maresca’, ovvero quel sistema di regole che hanno dato il via alla segnaletica bianco-rossa diffusa in tutti in sentieri d’Italia e non solo. Era l’inizio degli anni Cinquanta: l’Italia era spossata dai lunghi anni della guerra, ma non per questo piegata o rassegnata. Tra i tanti soggetti che ne furono testimoni c’era sicuramente il Club Alpino Italiano che volle, in quei giorni della primavera del 1950, pensare in grande e in modo innovativo. L’idea era quella di declinare turismo ed escursionismo come due facce della stessa medaglia. Le cose iniziarono a prendere forma il 29 gennaio di quell’anno in un convegno presieduto da Francesco Cei, tenutosi all’Abetone, indetto dal Cai di Livorno: "per discutere dello sviluppo dello sport sci-alpinistico, delle agevolazioni per i soci, della situazione dei rifugi nell’Appennino tosco-emiliano e dei rapporti fra il Cai e i vari enti del turismo", cui furono convocati i dirigenti di tutte le sezioni della Toscana e dell’Emilia. Risposero all’invito Firenze, Lucca, Pistoia, Maresca, Apuania-Massa, Bologna, Piacenza e le sottosezioni di Abetone, Rosignano Solvay, Spica (Li), Ansaldo (Li) e Officine Galileo (Fi). In quella sede prese vita la proposta di "istituire un piano di segnalazioni uniche, da stabilirsi in una riunione che verrà tenuta a Maresca la seconda domenica di maggio", quelle che diventeranno universalmente conosciute come le ’norme di Maresca’.

In quella sede Vasco Ducceschi propose anche la ricostruzione della ‘Casetta Poledrari’ e la costruzione di quello che oggi è il rifugio del Montanaro. Il passo successivo fu quello del convegno svoltosi a Bologna il 7 maggio dello stesso anno, in cui l’ingegner Bortolotti enunciò il concetto che determinò il risultato che vediamo oggi. "L’Appennino settentrionale, per il miglioramento della viabilità e degli autoservizi, non può più considerarsi come una catena divisa in due versanti, ma bensì un’unica montagna a disposizione degli alpinisti toscani ed emiliani. Occorre impostare nettamente questa posizione unitaria del nostro Appennino, in quanto che essa affratellerà sempre più gli alpinisti tosco-emiliani e permetterà di risolvere in maniera migliore i problemi comuni, facilitando le azioni verso le autorità locali e centrali".

A Maresca, il 14 maggio furono presentate e conseguentemente approvate le proposte di: posizionare i cartelli indicatori in ogni centro; individuare ciascun sentiero con numeri pari a destra dei crinali e dispari a sinistra; indicare con lo ’00’ il sentiero di crinale. La segnaletica sarà con due bande rosse laterali e una bianca centrale su cui apporre i numeri scritti in nero, quelli che si usano ancora oggi, a settant’anni di distanza.