LINDA MEONI
Cronaca

Il blu della speranza nei quadri di Ebrima

La mostra del giovane artista gambiano allestita al circolo Arci di Pontelungo. La rinascita dopo le torture subite in Libia

Ebrima Danso, 27 anni, originario del Gambia, mentre dipinge

Ebrima Danso, 27 anni, originario del Gambia, mentre dipinge

Nei suoi dipinti il viaggio, di quelli che hanno a che fare con la speranza che si trasforma sempre e inevitabilmente in disperazione. Di quelli che a muoverti è il desiderio di possibilità, di vita, di riscatto. Vale la pena anche fare cenno a un colore che ricorre spesso, il blu: quello del mare come "autostrada" da attraversare, quello dei barconi affollati di gente con gli sguardi puntati alla terraferma – "accoglienza o rifiuto?" –, quello del cielo cui ti affidi in cerca di protezione.

L’ultima mostra Ebrima Danso, 27 anni, il "pittore migrante" pistoiese d’adozione e originario del Gambia, l’ha allestita al circolo Arci di Pontelungo, ma il giro di esposizioni (sostenuto dall’associazione onlus Vicofaro Porto Aperto della parrocchia di Vicofaro, dalla Fondazione Migrantes, organismo della Cei, e dal Centro don Milani di Pistoia), per lui era iniziato un anno fa, anche fuori da Pistoia, la sua nuova ‘casa lontano da casa’.

"Io sono fortunato – racconta Ebrima – perché la nostra barca è partita a mezzanotte ed è arrivata a terra dopo solo sei ore di navigazione". Ma il viaggio per mare non è stato che l’ultimo atto di un’odissea iniziata per Ebrima nel 2016, quando sceglie di lasciare il Gambia. Attraversa il Senegal, il Mali, il Burkina Faso, il Niger e arriva infine in Libia. La Libia, sì, l’anticamera del sogno, talmente tanto sognato da poter sopportare quello che di questo Paese i tanti disperati come lui temono di più: la prigione, le torture. Le ha patite anche lui. Poi in Italia ci è arrivato davvero, nel 2017, e nel 2021 a Pistoia. Subito ha iniziato a coltivare la sua attitudine da sempre: il disegno, la pittura, aiutato e incoraggiato dalla sua nuova famiglia pistoiese.

"Tre settimane fa ho realizzato un quadro per una signora di Siena che me lo aveva chiesto, adesso mi sono fermato perché ho trovato un piccolo lavoro a termine. Ma dipingere mi fa felice, è qualcosa che mi nasce dentro. Devo ringraziare don Massimo Biancalani che mi ha aiutato offrendomi il materiale per dipingere quando non me lo potevo permettere". Nei quadri di Ebrima c’è molto del racconto di viaggio che lo ha portato in Italia, da quelle pericolose "autostrade nel deserto", percorse per arrivare in Libia, alla paura negli occhi di donne e bambini, il filo spinato che segna confini di disumanità, le sbarre delle prigioni. "In Libia mi hanno tenuto in prigione per due settimane. Le condizioni erano terribili, pigiati come eravamo lì dentro, torturati, legati. Tanti mi sono morti davanti. Mi sono salvato per via di risparmi che avevo con me grazie al lavoro. A quella gente ho dovuto dare tutto. Grazie a Dio mi hanno liberato".

Pistoia è arrivata per Ebrima dopo il periodo trascorso lavorando in Calabria. "Se mi manca la mia famiglia? Ci penso continuamente – dice –, ma devo prima trovare una mia stabilità, avere qualche soldo in più e poi cercare di ricongiungerci. Dalla mia stabilità dipende poi anche la possibilità di proseguire in quello che amo: cantare, la musica, i disegni. Mi piacerebbe davvero trovare spazio anche per queste cose belle".

linda meoni