Il boom dell’olio. L’oro verde nostrano vola. Nonostante i problemi. Su i prezzi e gli introiti

Dati incoraggianti dal "Monitor Distretti" del primo trimestre dell’annata. Per il prodotto toscano un segno ’più’ da oltre settanta punti percentuali. Ripresa importante dopo il crollo del 2022-23. E le stime sono positive.

Il boom dell’olio. L’oro verde nostrano vola. Nonostante i problemi. Su i prezzi e gli introiti

Dati incoraggianti dal "Monitor Distretti" del primo trimestre dell’annata. Per il prodotto toscano un segno ’più’ da oltre settanta punti percentuali. Ripresa importante dopo il crollo del 2022-23. E le stime sono positive.

Un ambito sempre particolarmente attenzionato sul territorio per quanto riguarda stime e previsioni economiche è quello dei distretti che, per la nostra provincia, sono diversificati e vanno dal florovivaismo al mobile passando per il calzaturiero fino all’olio.

Su questo fronte, il report di "Monitor Distretti" di Intesa San Paolo esclusivo per il comparto agro-alimentare fotografa sempre l’andamento dei mercati in maniera puntuale e, per quanto riguarda il primo trimestre di quest’anno, l’attenzione si è indubbiamente spostata sul mondo del distretto dell’olio toscano che, al suo interno, vede la presenza di più di venti aziende della nostra provincia che portano in dote volumi di mercato molto importanti.

Ebbene, nonostante un 2023 pessimo con pochissime olive sugli alberi, questa filiera è quella che – nei primi tre mesi di quest’anno – ha contribuito maggiormente alla crescita delle esportazioni dei distretti agro-alimentari italiani (+65%), con crescite a doppia cifra per tutti e tre i distretti che la compongono: +71,7% per l’olio toscano, +44,2% per l’olio umbro e +55,4% per quello barese. Nello specifico, il distretto toscano fa meglio di tutti in termini percentuali, crescendo soprattutto negli Stati Uniti (+87,5%) e in Germania (+122%) con numeri da capogiro.

Le stime produttive elaborate da Ismea indicano una ripresa del 20% per la campagna 2023-24 (dopo il crollo del 37% nell’annata 2022-23), ma che resta comunque al di sotto della media delle quattro annualità precedenti a causa della siccità invernale e degli effetti delle forti piogge primaverili. Insomma, la strada è lunga.

Allo stesso tempo, però, si assiste anche ad una notevole impennata dei prezzi che accresce gli introiti così come, però, aumentano le spese di produzione: c’è un +21,2% per l’acquisto di prodotti sui mercati esteri fino al 30 marzo scorso per la produzione di oli e grassi, dopo i forti rialzi del 2023 determinati dalla scarsa disponibilità mondiale.

Con una raccolta di olive che, per questo autunno, si preannuncia particolarmente fertile e di ottima qualità, si potrebbe assistere innanzitutto ad un calo dei prezzi (le cui conseguenze si vedranno, però, soltanto nei primi mesi del 2025) ma soprattutto ad un ulteriore boom di esportazioni adesso che il prodotto c’è.

Le esportazioni del primo trimestre del distretto florovivaistico, tornando al tema dibattuto nella pagina a fianco, segnano quota 149 milioni di euro, che sono già più di un terzo di quelle di tutto il 2023 (pari a 357 milioni di euro).

Un dato da interpretare sapendo, però, che si tratta del periodo più produttivo dell’anno, quello che va da gennaio a fine marzo. Nonostante questo, infatti, siamo di fronte al calo del -2,3% tendenziale rispetto ai dodici mesi precedenti.

Saverio Melegari