
Debora Bonacchi è sulla sedia a rotelle, la famiglia le è sempre vicina
Un calvario, quello di Debora Bonacchi, che dura da quarant’anni. Nell’ottobre 1985 era un’adolescente, la sua vita e quella della sua famiglia fu sconvolta da un terribile incidente stradale. Riportò lesioni tronco encefaliche e rimase sei mesi in coma. I gravi postumi l’hanno costretta a numerosi interventi chirurgici e lunghe fisioterapie, anche per mantenere il tono muscolare. L’ultimo intervento è del 31 gennaio 2025, al piede sinistro, per una deformità che è un postumo del trauma di quarant’anni fa e del coma. Su La Nazione abbiamo costantemente seguito le vicende di Debora. Torniamo a occuparcene poiché ci segnala quanto le sta accadendo oggi. "Ho necessità urgente di fisioterapia – riferisce Debora – non solo per l’intervento al piede, ma perché sono ferma da oltre quarantacinque giorni. Ho già difficoltà a muovermi nelle mie consuete condizioni, poiché devo spostarmi con il deambulatore. Ora sono costretta in sedia a rotelle e devo essere accudita.
"Avevo fatto richiesta alla Ausl per trenta giorni di ricovero all’Istituto Agazzi di Arezzo, specializzato nella riabilitazione. Ci vado da tanti anni – racconta – mi conoscono e sanno gestirmi e l’Ausl, in passato, mi ha sempre autorizzato la terapia residenziale in quel centro. Questa volta – fa sapere sconsolata – non mi hanno autorizzato la terapia residenziale, mi è stata autorizzata la terapia ambulatoriale, nello stesso Istituto Agazzi di Arezzo. Nelle mie condizioni psicofisiche – prosegue Debora – è impossibile recarmi ogni giorno da Agliana ad Arezzo per un mese. Pur assistita nel tragitto da famigliari oppure da operatori, subirei disagio fisico e un forte stress che mi impedirebbe il recupero".
Oltre a questo, Debora Bonacchi evidenzia altri problemi derivanti da spostamenti quotidiani ad Arezzo. "Tali spostamenti quotidiani – osserva – costituiscono disagi e impongono un notevole impegno anche a qualsiasi caregiver che mi deve accompagnare. A tutto questo dobbiamo aggiungere i rischi stradali quotidiani per un mese. Chiedo di sapere dalla Ausl se ha preso visione dell’anamnesi della mia situazione e perché questa volta mi viene negata la terapia residenziale nell’Istituto Agazzi di Arezzo" conclude. La famiglia di Debora si è rivolta anche al presidente della Regione Eugenio Giani, per portare all’attenzione il problema e chiedere soluzioni. "Giani ha risposto dicendo che si sarebbe occupato di questa situazione, ma di fatto al momento non è stato risolto niente", riferiscono i famigliari. "Auspico che la situazione si risolva – dice Penelope, la figlia di Debora –. La mamma ha bisogno di rimettersi in piedi al più presto, per non perdere la poca autonomia che ha faticosamente conquistato. Altrimenti rischia la deumanizzazione".
Piera Salvi