
Lorenzo Bagnatori, 36 anni, pesciatino si è. diplomato in sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia Si è aggiudicato il David di Donatello per il miglior corto nel 2021 Ora è nelle sale con ’Nibbio’
Giovedì, nelle sale di tutta Italia, è uscito ‘Il Nibbio’, film di Alessandro Tonda con Claudio Santamaria, Sonia Bergamasco e Anna Ferzetti, che racconta la storia da molti dimenticata di un eroe italiano, Nicola Calipari, alto dirigente del Sismi che fu ucciso in Iraq, nel corso dell’operazione con cui venne salvata la giornalista Giuliana Sgrena. Alla sceneggiatura, scritta da Sandro Petraglia, ha collaborato il pesciatino Lorenzo Bagnatori, 36 anni. Dopo il diploma in sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia, ha iniziato a cimentarsi con una serie di cortometraggi, grazie ai quali si è imposto all’attenzione di pubblico e critica. Fra gli altri, ha scritto ‘Anne’, che prodotto da 10D film e Anemone film, ha partecipato al Giffoni 2019, ha vinto numerosi premi Cortinametraggio 2020, e si è aggiudicato il David di Donatello per il miglior corto nel 2021. Intensa la collaborazione con il regista pesciatino Samuele Rossi, per il quale ha scritto ‘Bene!’, ‘Dino Meneghin. Storia di una leggenda’, e ‘Prima della fine. Gli ultimi giorni di Enrico Berlinguer’. Il grande pubblico lo ha conosciuto grazie alle serie ‘La guerra è finita’ e ‘Oltre la soglia’ e alla coproduzione internazionale ‘Il Conte di Montecristo’.
Perché la scelta del ruolo di sceneggiatore? "Mi è sempre piaciuto scrivere, ma è stata una scelta abbastanza casuale. Mentre frequentavo l’Università a Pisa c’era un corso di video-making e pensai di partecipare: lo scopo era scrivere e realizzare un corto come registi. La parte di regia fu un disastro, non mi piaceva il caos del set e non riuscivo a gestire tutto. Ma scrivere la sceneggiatura mi divertì molto e pensai che mi sarebbe piaciuto continuare a farlo".
Il film ha ottenuto un buon risultato, risultando al sesto posto del Box Office. Un risultato importante. "Sì, spero che lo vedano più persone possibile, non solo perché è un pezzo di storia del nostro paese importante da conoscere, ma anche perché nel cinema italiano la spy story è un genere poco praticato che può rivelare grandi sorprese. Tonda, il regista, che di genere se ne intende, è stato bravissimo a costruire le atmosfere adatte alla storia".
Come è stato scrivere questo film? "La cosa più importante è stato conoscere la storia da parte di chi l’aveva vissuta in prima persona, soprattutto la famiglia di Calipari. La moglie Rosa e i figli Silvia e Filippo sono stati il punto di partenza. Preziosi anche gli incontri con Sgrena, il direttore del Manifesto dell’epoca, Gabriele Polo, e gli uomini dei Servizi che conoscevano Nicola. Petraglia, che mi è maestro e con cui ho lavorato sul film, mi ha insegnato a partire sempre dalle piccole cose vere ed emozionanti che si annidano nella realtà".
Ora cosa ci dobbiamo aspettare? "Si sta girando un altro film a cui ho collaborato con Petraglia. Poi sto lavorando su una serie e sui lungometraggi di esordio di alcuni registi, e a un progetto di cortometraggio di animazione che doveva essere diretto da Stefano Malchiodi, mio grande amico scomparso poco più di un anno fa. Spero che riusciremo a realizzarlo anche per lui".
Emanuele Cutsodontis