Puntuale come ogni anno, o come ogni report regionale, che dir si voglia, sui dati della raccolta differenziata a Pistoia esplode un terremoto politico. Il motivo è presto detto: il Comune, al terzo anno (il secondo completo, ndr) con il nuovo sistema ibrido di raccolta dei rifiuti a pieno regime, continua ad arrancare nei bassifondi, passando dal 48,7% (poi ’corretto’ a fine anno a 50,5%) al 52,5% di rifiuti differenziati e restando il fanalino di coda tra i capoluoghi toscani. Molto lontano dalla media regionale, pari al 66,6%.
E così le opposizioni tornano ad alzare la voce: "Dati alla mano, possiamo ribadire con nettezza che il percorso intrapreso dalla Regione Toscana verso un modello di economia circolare è irreversibile – scrive il Pd –. Cresce la raccolta differenziata, si riduce la produzione pro-capite dei rifiuti indifferenziati. La provincia di Pistoia si attesta al 63%, ancora lontana dai valori di Prato (71%) e di Lucca (77%). Però è il segno che la sensibilità e la cura per l’ambiente sta crescendo. Purtroppo a fronte di comuni molto virtuosi, registriamo il dato pessimo del comune capoluogo – attaccano i dem –. La coppia Sgueglia-Tomasi ha sbagliato tutto quello che era possibile sbagliare: ha modificato il sistema di raccolta, sostituendo e riducendo contestualmente il numero dei cassonetti, limitandosi così ad una raccolta porta a porta della sola carta e plastica per la stragrande parte della città".
"Gli esiti sono evidenti a tutti: cassonetti nuovi spesso mal funzionanti, degrado costante nelle aree dove vi erano prima i cassonetti e percentuali di raccolta differenziata assolutamente imbarazzanti. Infine si è deciso di mettere sulle spalle dell’intera collettività, che ora trova bollette più care a fronte di servizi più scadenti, l’investimento dei cassonetti interrati nel centro storico, che sono spesso discariche a cielo aperto. I numeri sono inequivocabili, parlano da soli – aggiunge Lorenzo Scalise, responsabile organizzazione dell’Unione Comunale pistoiese–. Il 52,53% è un dato incommentabile, soprattutto dopo sette anni di governo della città e con scelte sbandierate come rivoluzionare da chi oggi ricopre la delega all’ambiente e alla gestione dei rifiuti. Servirebbe più umiltà e ammettere i propri errori, invece che andare avanti a testa bassa. Fortunatamente – concludono dal Partito Democratico – i numeri smentiscono le favole".
Anche Pistoia Ecologista Progressista non lesina affondi: "I dati sulla raccolta differenziata certificano il disastro della giunta Tomasi sui rifiuti. Siamo ancora lontanissimi dall’obiettivo regionale del 65%, che già dovrebbe essere stato raggiunto, e da quello europeo del 70%, da raggiungere entro il 2030. Il nuovo sistema di raccolta voluto dalla giunta Tomasi e implementato a partire dalla metà del 2021 si dimostra ancora una volta un completo fallimento. Gli investimenti nei cassonetti interrati, nella sostituzione di tutti i cassonetti su strada (e nelle chiavette di Alia mai utilizzate), nella raccolta mista, dovevano garantire un salto di qualità nella differenziata", aggiungono.
"Ma la verità è che la differenziata è ferma al palo, Pistoia è sempre il peggiore tra i comuni capoluogo della Toscana e si sono aggiunti disservizi per le cittadine e i cittadini. Le conseguenze di questo disastro sui rifiuti di sette anni di governo della città di Tomasi e della destra sono, purtroppo, sotto gli occhi di tutti: cassonetti nuovi già da rottamare, disagi nella raccolta, TARI in aumento anche per i prossimi anni. Serve il coraggio di cambiare passo: – concludono da Pep –esigere da Alia la riorganizzazione del servizio, investire sul porta a porta per tutte le tipologie di rifiuti, dotarsi delle attrezzature e delle infrastrutture necessarie".
Alessandro Benigni