ANDREA NANNINI
Cronaca

Il futuro del ’Pacini’: "Risposte inadeguate"

L’associazione Zeno Colò critica l’attuale assetto del punto di primo soccorso "Occorre rivedere la classificazione: serve un ospedalep di area disagiata".

A prendere posizione, manifestando perplessità sulla reale volontà di mantenere in vita l’ospedale di San Marcello, è stata l’associazione Zeno Colò: «Così non si può andare avanti»

A prendere posizione, manifestando perplessità sulla reale volontà di mantenere in vita l’ospedale di San Marcello, è stata l’associazione Zeno Colò: «Così non si può andare avanti»

Se c’è qualcosa che non manca al Piot di San Marcello, è la capacità di trovare soluzioni. Ne è prova la disavventura capitata a una paziente che, la scorsa settimana, si è rivolta al punto di primo soccorso del presidio sanitario sammarcellino. La signora ha raccontato, attraverso le colonne del nostro giornale, la disavventura, lodando il personale che però opera con attrezzature inadeguate o peggio assenti. Su questo argomento già da tempo si insinuano dubbi sulla collocazione di molte attrezzature ricevute e, pare, non ancora utilizzate.

A prendere posizione, manifestando perplessità sulla reale volontà di mantenere in vita l’ospedale, è l’associazione Zeno Colò. "Il caso della scorsa settimana, riguardante la paziente che si è rivolta al Punto di Primo Soccorso della Montagna Pistoiese senza ricevere le risposte diagnostiche attese, è ormai emblematico. Rappresenta con chiarezza ciò che denunciamo da anni: un Pps non può – e non deve – essere considerato alla stregua di un Pronto Soccorso, né tantomeno il suo sostituto. Dopo tredici anni, è evidente a tutti che il ’Pacini’, pur beneficiando della professionalità e della buona volontà degli operatori, riesce a fornire qualche risposta solo in presenza del medico del 118. In sua assenza si riduce a ciò in cui è stato forzatamente trasformato: una struttura sanitaria che si occupa di trattare urgenze non gravi, come piccole ferite, distorsioni o bruciature, che non necessitano di accertamenti diagnostici complessi".

"In questo momento, la situazione è persino peggiorata. L’assenza fino a settembre del servizio di radiologia – prosegue ancora la nota – la mancanza da oltre un anno dell’ortopedico e la presenza del chirurgo solo due giorni alla settimana, stanno contribuendo a un preoccupante calo degli accessi. Strategia calcolata o frutto di una cattiva organizzazione? A nostro avviso, la soppressione del Pronto Soccorso ha progressivamente svuotato di senso e funzione l’intera struttura, rendendola incapace non solo di rispondere ai bisogni della popolazione residente e dei tanti turisti, ma anche di attrarre e motivare il personale sanitario. Ci auguriamo che la Regione voglia riconsiderare, con urgenza, la classificazione dell’ex ospedale – conclude l’associazione – adeguandolo finalmente ai criteri previsti per gli ospedali in area disagiata".

Andrea Nannini