Poco meno di cinquemila lavoratori pronti ad entrare nelle imprese del territorio nell’ultimo trimestre di quest’anno: sono queste le stime che Unioncamere prevede per quanto concerne la nostra provincia, con una netta predominanza di posti nella categoria "servizi", quindi principalmente commercio e ristorazione, rispetto alla manifattura vera e propria.
Una tendenza che conferma uno dei segnali che si registra sul territorio da oltre un decennio e cioè che, dopo i vari periodi di crisi, il mondo industriale continua a lasciare il passo in maniera sistematica ad un comparto – quello del terziario – molto instabile che veleggia nel mare agitato delle richieste di mercato che cambiano di stagione in stagione.
Dei cinquemila previsti, meno del 40% (1940 per la precisione) sono concentrati nel settembre che si è appena concluso e la differenza fra i due ambiti di maggior movimento, come stimato da Unioncamere nel proprio report condiviso e pubblicato dalla Camera di Commercio di Pistoia e Prato, è ben definita: 61% di nuovi ingressi nel terziario contro il 39% dell’industria.
Entrando nello specifico dei due comparti, si nota come il manifatturiero attiri due terzi dei nuovi ingressi previsti (1.360 nuovi posti sui 1.880 complessivi di questo ambito) mentre le stime per l’edilizia sono decisamente più basse (520 posti). Per quel che riguarda i servizi, invece, sono turismo e ristorazione ad attirare il maggior numero di nuovi occupati in quest’ultimo trimestre (900) davanti, di poco, ai servizi alle imprese (800).
Non ci sono dubbi, invece, su che tipo di tessuto industriale sia presente sul territorio considerando che il 75% dei nuovi lavoratori andrà a libro paga di aziende che hanno un range di dipendenti che arriva fino a 49, mentre per le fasce medio-alte restano le briciole e poco più. Numeri altrettanto scontati, ma comunque meritori di menzione, sono quelli per l’inquadramento di questa nuova forza-lavoro sul campo almeno per il mese che si è appena concluso: il personale dipendente (sia a tempo parziale che indeterminato) si attesta ad una media dell’88,6% che va dall’83,8% del manifatturiero al 98,5% del turismo mentre i lavoratori somministrati raggiungo il 6%, i collaboratori appena l’1,2% e altre forme a poco più del 4%.
Questo comporta una maggiore solidità in termini occupazionali, anche se poi basta un contratto anche di una settimana e magari rimanendo sotto gli standard previsti dalla legge per rientrare nel grande mare del personale dipendente. E da qui le stime sempre al ribasso su condizioni economiche e ricorso alla cassa integrazione che affliggono tutta la provincia di Pistoia oramai da anni.
S.M.