Eleonora Mancini
Cronaca

Il "sostegno" per una nuova vita. Valanga di posti, ma pochi docenti

La storia di due neo-assunti: "Noi di ruolo grazie a un paradosso"

Angela Cecchi e Davide Franceschi mostrano il contratto firmato (foto Castellani)

Pistoia, 28 agosto 2015 - Finalmente in ruolo. Un contratto a tempo indeterminato nella scuola pubblica e l’addio al precariato. «Non certo grazie alla Buona Scuola», chiariscono Davide Franceschi e Angelica Cecchi, due dei tredici insegnanti che ieri mattina erano in fila al provveditorato di Pistoia. Davide, una vita in conservatorio, siederà finalmente dietro una cattedra tutta sua all’Istituto Comprensivo Raffaello di Pistoia, Angelica insegnerà inglese in una scuola di Uzzano. Si è chiusa ieri mattina la prima fase delle immissioni in ruolo, la cosiddetta fase zero. Il Provveditorato ha assegnato le cattedre ai docenti abilitati che ne avevano diritto e che hanno potuto scegliere la scuola in cui insegnare a partire da settempre. Ieri sono stati assegnati i ruoli sul sostegno.

Dal lunedì prossimo, invece, sarà il cervellone del Ministero a decidere la destinazione di quei docenti precari inclusi invece nella fase B. Tanti sono i punti interrogativi quanto grande è la preoccupazione di essere spediti in una provincia diversa da quella di residenza. Solidali con i loro colleghi, Davide e Angelica gioivano a denti stretti, ieri, per il conquistato ingresso in ruolo nel sostegno. Un traguardo raggiunto a un prezzo altissimo. E che svela un paradosso.

«Sapevamo – racconta Angelica – già da un anno che saremmo entrati in ruolo. Perché a Pistoia, la graduatoria sul sostegno è esaurita. Noi, già abilitati con le Siss, ci siamo iscritti ai corsi Tfa dell’Università di Firenze e guadagnato così l’abilitazione sul sostegno». Come Davide e Angelica, ieri, sono entrati in ruolo come insegnanti di sostegno nelle scuole primarie e secondarie altri tre docenti (ex) precari. Ma i posti in ruolo, in tutta la provincia di Pistoia, sono per questa fascia 59. Restano dunque vacanti 46 cattedre per le quali sarà necessario nominare supplenti. Alimentando di fatto il precariato.

Perché questa situazione? E’ sempre Angelica Cecchi a spiegarlo, entrata nel sindacato Anief subito dopo la laurea («Volevo capire meglio la farraginosa macchina della Scuola pubblica «per districarmi meglio e dare una mano ai colleghi», spiega): «Ogni anno il Ministero apre una formazione a pagamento, nelle Università, pari a un quinto dei posti realmente necessari. In sostanza, alle Università di Firenze, Siena e Pisa che organizzano i corsi frequentati da noi, che abbiamo sborsato 2200 euro (dopo averne pagati 2700 per la Siss), viene di fatto imposto un numero chiuso di persone da formare e insufficiente rispetto alla richiesta».

I posti nella scuola, di fatto, esistono, ma senza la giusta abilitazione non vi si può accedere. Esauriti quelli negli organici di fatto, lasciando molti professori a casa e nella speranza di una supplenza, restano a Pistoia 46 cattedere vuote sul sostegno, ma mancano gli insegnanti. Davide e Angelica, frattanto, guardano a settembre: «Finalmente – gioisce Davide – potrò dare continuità al mio lavoro in classe, avere per un anno intero gli stessi alunni e poter davvero iniziare a programmare progetti che aumentino la qualità della mia didattica». E Angelica: «Sono felice, sì. La mia banca ancora di più, perché ora sono in grado di chiedere un mutuo e comprare casa».

L'AFFARE, SE LA CATTEDRA DIVENTA BUSINESS «Cercate casa?», al Provveditorato di Pistoia, da due giorni, non c’è solo un viavai di insegnanti che entrano «precari» ed escono «assunti a tempo indeterminato». C’è anche un andirivieni di agenti immobiliari che puntano i nuovi «prof» di ruolo, riconoscendoli dal sorriso e dal luccicore dei loro occhi, li abbordano con un complimento di partecipazione alla loro gioia e, subito dopo, propongono un appartamento o una villetta in affitto.  La scuola diventa un affare per alcuni agenti immobiliari che non perdono la ghiotta occasione di agganciare nuovi clienti in questi giorni caldi per le nuove assunzioni. 

Mercoledì mattina, alle prime convocazioni all’Ufficio scolastico provinciale di via Mabellini si sono presentati anche agenti immobiliari e privati cittadini sicuri di scovare, fra i nuovi immessi in ruolo, potenziali clienti fra i docenti arrivati da altre parti d’Italia e in procinto di fare base, per almeno un anno, a Pistoia. Li riconoscono dall’accento e dalle famiglie al seguito – non sono pochi quelli che arrivano dal Sud Italia o dal Nord – e propongono appartamenti e villette in tutto il territorio della provincia.  «Siete qui per le assegnazioni?», domandava ancora, ieri mattina, un anziano agente immobiliare con una cartellina sotto braccio, entrando in Provveditorato.

«Vi serve un appartamento? Un monolocale?», si rivolgeva ad alcuni insegnanti appena immessi in ruolo: «Città, piana o montagna?», insiste, lasciando l’ufficio deluso per aver trovato soltanto pistoiesi già forniti di un tetto sotto cui dormire. Tanti, poi, gli avvisi affissi alla bacheca dell’ufficio scolastico. Accanto alle convocazioni e a documenti ufficiali, fanno mostra di sé annunci immobiliari chiaramente rivolti a insegnanti fuori sede. 

UN GIRO d’affari che potrebbe incrementarsi nei primi quindici giorni di settembre quando, con grande probabilità, saranno assegnati a Pistoia docenti che risiedono fuori provincia. Allora si aprirà una vera e propria caccia alle case. E saranno affari per agenti e privati cittadini. E poi, guai a dire che con la cultura non si mangia.