LINDA MEONI
Cronaca

Il talento di Jacopo è in mostra a Barile

Dalle riproduzioni perfette dei capolavori rinascimentali ai suoi scorci della nostra città, un ragazzo prodigio di 19 anni si racconta

Jacopo Ballerini davanti alle «sue» Nozze di Cana, in mostra al circolo di Barile

Jacopo Ballerini davanti alle «sue» Nozze di Cana, in mostra al circolo di Barile

Lo scorcio è di quelli noti, una terrazza d’ispirazione classica "incastrata" tra file di colonne a destra e a sinistra. Il soggetto anche, un affollato banchetto dove sta accadendo, così raccontava Giovanni nel suo Vangelo, qualcosa di miracoloso: Gesù che trasforma l’acqua in vino. Anno 1563, la mano maestra è quella di Paolo Veronese, il risultato si tradurrà nel grande dipinto "Le nozze di Cana" oggi custodito al Louvre. A guardare a quell’indiscusso capolavoro nel chiuso della sua stanza è Jacopo Ballerini che in modo del tutto naturale asseconda un bisogno: dipinge. Portando a termine una sorprendente replica di quel dipinto, con dovizia di particolari. Che in questo quadro sono tanti, al punto da far fatica quasi a contarli. Eppure l’occhio e la mano di questo talento di 19 anni, tutto pistoiese, riescono perfettamente nell’impresa, lasciando a bocca aperta chi guarda. Per avere prova di tanta abilità sarà sufficiente far visita alla mostra appena allestita al Circolo Arci di Barile (via Provinciale Lucchese 162), dove resterà visibile fino a giugno negli orari e nei giorni di apertura del circolo. Nell’esposizione sarà possibile ritrovare una ventina di dipinti realizzati da Jacopo, alcuni d’ispirazione rinascimentale, com’è il caso de "Le nozze di Cana", altri più vicini alla pennellata e alle atmosfere impressioniste, tra cieli rarefatti, alberi che sembrano nuvole, scorci di città in cui leggermente perdersi e tanta natura, nei suoi elementi più potenti, quelli che generano vita: aria, acqua, terra. Una formazione che mischia arte e grafica, tra liceo artistico e un corso regionale dedicato, con un percorso parallelo incentrato esclusivamente sulla pittura – principalmente a olio – che Jacopo ha condotto contando solo sulle sue forze, energie e capacità. "Ho iniziato con le riproduzioni di vecchi quadri, cosa questa che mi ha aiutato a imparare autonomamente proporzioni, tecniche, colori e sfumature – racconta –. Dopo è nata l’esigenza di provare a trovare una tecnica che fosse mia, il più possibile personale, inseguendo in particolare l’influenza degli impressionisti. Sono nati così i primi paesaggi, alcuni molto materici, pieni di colore. Il ricorso frequente alla tridimensionalità fa emergere il dipinto verso l’osservatore e lo pone, anche fisicamente, in una relazione più intima con ciò che ha davanti e facilita la trasmissione del messaggio che ogni quadro ha in sé. Con forme diverse ricerco sempre uno slancio verso ambienti esterni e naturali che possano rendere l’idea di una libertà che si proietti in una dimensione più ampia e indefinita. Anche l’uso del colore contribuisce a rendere la vaghezza di ambientazioni senza tempo in cui si fondono elementi paesaggistici e umani, come il cielo che si rispecchia sull’abito di una giovane. Nella mostra di Barile, la mia prima occasione pubblica e di cui sono felice, sarà possibile vedere anche tre quadri raffiguranti scorsi della nostra città. Grazie alla pittura riesco a esprimere emozioni che difficilmente riuscirei a tirar fuori. E’ la mia ‘parola’ non verbale".

linda meoni