REDAZIONE PISTOIA

"Impianti sciistici, apertura il 7 gennaio o sarà la fine"

A dieci giorni dalla data annunciata dal Governo per la ripresa delle attività anche Confcommercio si unisce al coro: "Rispettate l’impegno"

La montagna torna a battere i pugni per salvare almeno gli ultimi mesi di turismo

Pistoia, 29 dicembre 2020 - «Nel 2020 la stagione si è fermata a metà, con la chiusura di tutte le stazioni i primi di marzo, e non ha più ripreso. La mancata riapertura nel 2021 comporta un rischio che il territorio non può permettersi di correre: la riapertura del 7 gennaio non deve essere disattesa". E’ in fibrillazione la montagna pistoiese, stremata dalle chiusure anti-Covid. Dopo mesi a bocca asciutta (o quasi) lo stop invernale ha messo in ginocchio le attività economiche legate allo sci, principale fonte di reddito per gran parte dei residenti di Abetone Cutigliano e dintorni. A dieci giorni dalla data che il Governo ha annunciato come possibile riapertura delle stazioni sciistiche italiane, anche Confcommercio unisce la propria voce al grido di allarme della montagna, stremata dall’assenza dell’usuale flusso di turisti e sportivi: "la riapertura del 7 gennaio è essenziale".

I diretti interessati l’hanno già ribadito più volte: non ci sono osservazioni oggettive che testimonino la pericolosità degli impianti come luoghi di contagio anzi, lo sci, come lo snowboarding, sono sport individuali, da praticare all’aperto che prescindono dalla vicinanza con altri. Esistono, inoltre, protocolli specifici, studiati appositamente per consentire il regolare svolgimento dell’attività con distanziamento e dispositivi di sicurezza. "Eppure, ancora una volta, è stato scelto il blocco delle stazioni con la conseguente condanna di tutto il comparto economico locale e con ricadute drammatiche che vanno a sommarsi alle già presenti fragilità del passato – protestano impiantisti e le altre categorie legate al settore –. Chi prende le decisioni forse non conosce le dinamiche che ruotano intorno alla stagione sciistica: non si tratta solo di sport, svago, divertimento. È piuttosto una fonte di lavoro e di tenuta per un intero territorio che vive sulla sua filiera composta da alberghi, ristoranti, bar, ma anche negozi, noleggi, maestri di sci, professionisti".

"Cosa ne sarà di tutti loro dopo un intero anno di stop? – si chiede Rolando Galli, presidente del Consorzio Turistico Apm e membro di giunta di Confcommercio –. Certo, saranno necessarie nuove modalità di fruizione delle attività con conseguenti cospicue limitazioni ma resta comunque l’unica possibilità di sopravvivenza per tante imprese locali che stanno affrontando alcuni dei periodi più bui".

Per questo, anche secondo Confcommercio, sono necessarie coperture economiche proporzionate alle perdite subite che, per prima cosa, escano dalla logica dei Codici Ateco. Sulla montagna in generale e, in particolare in Toscana, la riduzione dell’attività sciistica riguarda tutti i settori, nessuno escluso perché da questa è determinato l’asset economico di intere località. Si invocano, quindi, sostegni calcolati sulla media degli ultimi 3 anni, che siano pari al 70-80% del fatturato perso dall’inizio dell’emergenza Covid. "Senza questi e senza un rapido avvio della stagione – conclude Confcommercio – la montagna rischia di diventare un deserto bianco".