LUCIA AGATI
Cronaca

L’imprenditore non morì annegato: assolto il capocantoniere dell’Anas

Era sotto accusa per non aver segnalato il guard-rail danneggiato

Il corpo di Generali fu ritrovato la mattina del 10 novembre dopo le ricerche svolte dai sommozzatori

Pistoia, 24 febbraio 2016 - FU UN INFARTO a uccidere l’imprenditore di Castello di Serravalle (Bologna) che nella notte fra il 3 e il 4 novembre di sei anni fa precipitò, con la sua Porsche Cayenne, nella diga di Pavana. Carlo Generali, così la perizia del giudice ha accertato, non morì annegato. Sotto processo, per la sua morte, c’era un capocantoniere dell’Anas, Piero Maddaluni, 58 anni, della provincia di Firenze. E’ stato assolto perchè il fatto non sussiste. La sentenza è stata pronunciata nel tardo pomeriggio di lunedì dal giudice monocratico Luca Gaspari davanti al quale si è svolto questo lungo e complesso processo.

PUBBLICO ministero era il sostituto procuratore Claudio Curreli che aveva chiesto, a sua volta, l’assoluzione di Maddaluni che era stato accusato di non aver adeguatamente segnalato lo stato di incuria del guard-rail nel tratto in cui avvenne il drammatico incidente, lungo la Porrettana e che, secondo l’accusa, avrebbe potuto contenere l’inesorabile caduta della Porsche nella diga del bacino idroelettrico di Pavana. All’epoca si ritenne che l’imprenditore fosse morto annegato. Ma sono state le perizie, svolte nel corso del dibattimento, a ribaltare la visione di quei drammatici avvenimenti.

Quella sera Generali, che aveva 71 anni ed era titolare dell’azienda di abbigliamento «Carla G.», aveva cenato con gli amici a Prato e poi si era messo alla guida per tornare a casa sua, a Vergato. Non ci era mai arrivato e la famiglia, poco dopo, aveva dato l’allarme. Ma di lui si era persa ogni traccia. In un primo momento si era addirittura temuto un rapimento e la Procura di Bologna aveva aperto un fascicolo. Per giorni le ricerche erano state infruttuose, fino a quando un cittadino aveva notato delle piante piegate e aveva dato l’allarme ai carabinieri. Fino a quel momento nessuno si era reso conto che c’era stato un incidente. I sommozzatori trovarono l’auto e il corpo di Generali.

Alla fine delle indagini fu il capo cantoniere dell’Anas a finire sotto processo e nel dibattimento le perizie sono state cruciali nel percorso verso la verità su quella terribile notte. Fondamentale è stata la perizia super partes disposta dal giudice Gaspari e affidata al medico legale Giuliano Piliero, che ha escluso la morte per annegamento. Dagli esami è emerso che Generali era cardiopatico e che, dopo la caduta in acqua, non c’era stata attività respiratoria. L’attività difensiva è stata corposa e complessa, come ci spiega il difensore di Maddaluni, l’avvocato Massimo Di Bello del foro di Firenze.

«IL GIUDICE – ha commentato per noi – non potendo attribuire con assoluta certezza la responsabilità, ha assolto con la formula dubitativa (la vecchia insufficienza di prove). Una sentenza che restituisce serenità a una persona che da cinque anni ha sofferto per questo dramma. Siamo contenti dell’esito. Mancavano, in questo processo, le figure apicali dell’ente, visto che ha perizia dinamica aveva stabilito che quel guard-rail non era a norma. Maddaluni doveva essere assolto perchè le competenze ingegneristiche non rientravano nelle funzioni di capocantoniere, mentre lui era stato individuato come unico responsabile».