Ad insospettire le fiamme gialle pistoiesi sono stati dei movimenti di denaro per milioni di euro che partivano da Pistoia e andavano a finire in Cina. "Movimenti - ha spiegato il colonnello Stefano Lampone, comandante della Guardia di Finanza di Pistoia - che non apparivano adeguatamente motivati dalle fatturazioni e che non trovavano riscontro con quello che risultava dalle nostre banche dati a livello di transazioni commerciali. Partendo da questo abbiamo visto che le imprese che utilizzavano questi canali bancari in realtà non avevano una vera consistenza propria e che i soggetti coinvolti non avevano una propria autonomia di gestione imprenditoriale. Quindi siamo riusciti a risalire a colui che invece era interposto a loro, che era appunto il ‘fantasma’, che si faceva chiamare dai compatrioti Marco, in lingua italiana". Dal 2016 il 54enne era diventato un vero e proprio fantasma (da cui il nome dell’operazione), rendendosi invisibile: nessuna formale residenza, nessuna fornitura (elettrica, gas, acqua, telefonica, ecc.) intestata, nessun bene apparentemente di proprietà. Tutto ciò, grazie ad una rete di connazionali conniventi che non solo si intestavano le sue aziende, ma anche le autovetture, l’abitazione e le utenze telefoniche. L’attività - spiegano le Fiamme Gialle - si inquadra nelle generali strategie della Guardia di Finanza, volte a tutelare contemporaneamente gli interessi dell’Erario e dell’imprenditoria sana che opera nei distretti produttivi, in questo caso quelli tessile e turistico, contrastando gli illeciti più gravi, quali le frodi fiscali ed il riciclaggio, che tentano di inquinare l’economia legale.
pa.ce