Un disagio che si era manifestato da tempo e che l’aveva portata anche a un tentativo di suicidio e a un breve periodo di ricovero presso una clinica psichiatrica. Una ragazza fragile e riservata, aspetti del carattere che sarebbero stati ben noti a chi la conosceva. È quanto ha raccontato ieri mattina nell’aula del tribunale di Pistoia il padre della ragazza che sarebbe stata abusata da due giovani in un locale del centro di Montecatini dopo l’orario di chiusura, la notte tra il 30 agosto e il primo settembre del 2022.
Per quei fatti, lo scorso marzo uno dei due imputati, Giovanni Magrini, 31 anni, è stato condannato in rito abbreviato a cinque anni e quattro mesi di reclusione. Per l’altro, Matteo Capaccioli, 27 anni, che ha scelto il rito ordinario, ed è difeso dagli avvocati Nicola Bastiani e Cristina Gradi del foro di Pistoia, il processo è in corso. Le indagini furono svolte dagli uomini del commissariato di Montecatini, e dirette dal sostituto procuratore Giuseppe Grieco. La ragazza si è costituita parte civile ed è rappresentata dall’avvocato Roberto Cerboni.
Ieri mattina, davanti al collegio presieduto dal giudice Stefano Billet, è stato chiamato a testimoniare lo stesso Magrini, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il momento più toccante è stata invece la testimonianza resa dal padre della presunta vittima, che ha ricostruito gli attimi in cui ha appreso dalla figlia la violenza che avrebbe subito. L’uomo ha spiegato di aver subito inizialmente un forte choc, e poi di aver deciso di contattare un’ispettrice di pg, sua amica, del nord Italia, che avrebbe guidato la ragazza nei passaggi successivi, dalla denuncia alle prime fasi di indagine.
Dopo la denuncia al commissariato di Montecatini, il genitori della ragazza la accompagnarono in ospedale per gli accertamenti e poi fu detto loro di consegnare gli abiti che lei indossava quella sera. È stato ascoltato anche lo psichiatra che aveva preso in cura la giovane dopo un tentativo di suicidio, avvenuto un anno prima della presunta violenza. Già in precedenza la ragazza avrebbe compiuto atti autolesionistici, tagliandosi, "un modo di spostare la sofferenza psichica sul corpo", come lo ha descritto il medico.
L’ispettrice di pg, amica di famiglia, ha spiegato che la ragazza inizialmente non era intenzionata a denunciare la violenza, per timore che i suoi amici venissero a sapere quanto accaduto e perché si vergognava, a suo dire, di non essere stata in grado di fermare i due giovani perché quella sera era ubriaca.
Il processo riprende il 2 aprile con i testi della difesa.
M.V.