Pistoia, 13 giugno 2020 - Oggi Stefan Antonio Chelarescu avrebbe compiuto 18 anni. Una settimana fa un incidente in moto sulla Porrettana lo ha strappato alla vita, ai genitori che avevano soltanto lui, agli amici che condividevano la passione per le moto con il giovane quarratino studente a Pescia. E quegli amici oggi pomeriggio dalle 15 a Ponte Buggianese organizzano una cerimonia per salutare Antonio, prima che la salma venga accompagnata dal padre e la madre in Romania, Paese originario della famiglia.
"Lanceremo in cielo decine di palloncini, metteremo foto e striscioni, saremo almeno duecento verranno anche dal nord Italia. Ci saranno i genitori e per il Comune il vicesindaco Maria Grazia Baldi: a lei chiederemo se come estremo omaggio ad Antonio potremo ‘sgassare’ tutti insieme con le moto".
Alexia Betti, 20 anni, in moto da 7, studentessa di Ponte a Buggiano, 8mila seguaci Instagram, con un amico sta organizzando la cerimonia di oggi "all’Albi, come chiamiamo noi del gruppo la zona industriale di Albinatico". Il gruppo aveva accolto Antonio da 4 anni, prima con un ‘cinquantino’, poi la Yamaha, la moto vera: "Un ragazzo infinitamente buono, sempre disponbile per tutti, generoso, se ti vedeva giù non mancava mai di chiederti come stavi. Non se la prendeva mai quando scherzavamo. Era il nostro Orso Buono.
Con lui le risate erano assicurate, una volta a Viareggio sulla spiaggia per proteggersi dal sole si era infilato il casco, era di pelle biancolatte, aveva paura di scottarsi..". Parla con un tono più adulto dei suoi vent’anni, Alexia, ma a tratti la voce si screzia e fibrilla di emozione. "Aveva scelto la mia stessa moto dopo avermi conosciuta nel gruppo, facevamo parte di un club di appassionati della Yamaha Yz 125 con membri in tutta Italia. All’Albi a volte ci troviamo in 5, altre in quaranta. Facciamo gite il sabato pomeriggio, stiamo insieme perché ci piacciono le moto ma non siamo irresponsabili come si crede solo perché ogni tanto qualcuno fa un’impennata...".
Sabato scorso, il giorno della tragedia sulla Ss 64, Alexia doveva fare parte della comitiva con Antonio e altri 5 giovani "ma pochi giorni prima avevo ‘sbiellato’ la moto e non avevo potuto seguirli. Non era imprudente – insiste –, l’altro suo soprannome era Chiodo proprio perché andava piano e dovevamo sempre rallentare per non seminarlo. La settimana prima eravamo sul San Baronto e non faceva che dirmi col suo sorriso dolce e buffo ‘aspettami Ale, aspettami’".
Per Alexia Betti , la causa dell’incidente non può essere l’alta velocità: "Suo padre aveva installato un gps sulla Yz per controllare percorso e velocità. Al momento dell’incidente la moto andava a 47 all’ora. Un amico che lo seguiva ci ha raccontato che in una semicurva ha visto la moto di Antonio ‘piantarsi’, come se lui avesse frenato eccessivamente, forse non conosceva quella curva e ha avuto paura. E’ stato disarcionato e ha sbattuto contro una colonna e le scale di una casa. Io penso, noi del gruppo pensiamo che Antonio – si emoziona Alexia – abbia terminato la sua missione sulla Terra quel pomeriggio al Signorino, e che adesso continui a diffondere gentilezza e bontà da un’altra parte".