Giulia Antonetti di Borgo a Buggiano si è brillantemente laureata in Psicologia a Firenze nell’aprile scorso. La sua tesi sulla demenza di Alzheimer è intitolata "Il ruolo della Dieta Mediterranea e degli interventi multidominio nella riduzione del rischio dell’insorgenza dell’Alzheimer". Due temi di grande attualità, legati alla corretta alimentazione e a una malattia degenerativa che colpisce sempre di più una popolazione con un crescente numero di anziani.
"Non si può impedire di invecchiare – scrive Giulia – ma si può impedire di diventare vecchi. Così diceva il pittore Henri Matisse. L’invecchiamento è un insieme di processi in un organismo che col passare del tempo ne diminuiscono la probabilità di sopravvivenza. Comporta una serie di cambiamenti fisici e sensoriali. La qualità del processo dipende da fattori che caratterizzano l’individuo nel presente, ma che hanno segnato profondamente il suo stile di vita sin dalla giovinezza. Tra questi, la storia medica famigliare, status socio-economico, attività fisica svolta, assunzione di alcol o droga, fumo, livello di scolarità, alimentazione, qualità del sonno e grado di fragilità del soggetto. Tra le principali cause di morte nell’invecchiamento, oltre a problemi cardiovascolari, artrite, osteoporosi e diabete, c’è la demenza, una malattia neurodegenerativa cronica. Una delle demenze più diffuse è l’Alzheimer che colpisce il 5% della popolazione over 65. Si manifesta con perdita di memoria, di linguaggio, di riconoscimento di oggetti e di orientamento; di difficoltà nelle attività della vita quotidiana e di manifestazioni di ansia, agitazione e depressione. Essendo progressiva e cronica, il paziente necessiterà di assistenza sempre più intensa e continua. L’Alzheimer deriva da un deficit a carico della memoria episodica recente, che causa un deterioramento delle funzioni cognitive e l’alterazione nel comportamento, nella personalità e nell’affettività. Non è una novità che a oggi non esista alcuna cura in grado di guarire del tutto. Malgrado ciò si è pensato che potesse essere utile migliorare lo stile di vita per diminuirne il rischio".
"Uno dei fattori presi in considerazione – va avanti Antonetti – è l’alimentazione, con un focus particolare sulla Dieta Mediterranea. Essendo basata sull’alto consumo di frutta e verdura, semi, legumi e cereali e sul basso contenuto di carne e latte, è dimostrato che possa apportare benefici, soprattutto in termini di riduzione del rischio di diabete, ipertensione, depressione e declino cognitivo: tutte problematiche connesse all’Alzheimer. Molti studi suggeriscono che la Dieta Mediterranea, cardioprotettiva e ricca di antiossidanti, possa ritardare il deterioramento cognitivo. Uno studio clinico del 2015 dimostra che una maggiore assunzione di olio extravergine d’oliva e di noci per almeno 5 anni riduce l’incidenza di malattie cardiovascolari del 30% in anziani ad alto rischio e ritarda il declino cognitivo legato all’età. Un secondo studio (2014) mostra che l’assunzione di omega-3 (in salmone, tonno, noci e olio di semi di lino) migliori del 75% le abilità cognitive e le capacità funzionali degli anziani. Quindi una sana alimentazione è fondamentale per mantenere buone capacità cognitive, comportamentali, affettive e funzionali e per ridurre il rischio di insorgenza di malattie che possano rendere l’invecchiamento un’esperienza patologica disagevole e dolorosa".