Iron & Logistic, nessun passo. La richiesta dei sindacati: "Un tavolo di crisi in Regione"

Gli obiettivi: evitare lo smantellamento della fabbrica e ottenere gli ammortizzatori sociali. La denuncia: un debito di quasi un milione di euro. E c’è un tesoretto non presente sui conti.

Iron & Logistic, nessun passo. La richiesta dei sindacati: "Un tavolo di crisi in Regione"

Gli obiettivi: evitare lo smantellamento della fabbrica e ottenere gli ammortizzatori sociali. La denuncia: un debito di quasi un milione di euro. E c’è un tesoretto non presente sui conti.

Sulla situazione della Iron & Logistics di Montale, dove da 14 giorni è in corso un’assemblea permanente dei lavoratori, è stata richiesta la convocazione di un tavolo presso l’Unità di Crisi della Regione Toscana allo scopo di chiarire la volontà della azienda e soprattutto, come fa sapere il sindacato Sudd Cobas, "per garantire le migliori tutele per i dipendenti anche attraverso l’attivazione degli ammortizzatori sociali". L’assemblea permanente, portata avanti da 18 lavoratori iscritti al Sudd Cobas, mira ad evitare lo smantellamento della fabbrica e ad ottenere dalla azienda il pagamento di quanto dovuto ai lavoratori in termini di retribuzioni e assegni familiari non pagati e anche di risarcimenti stabiliti dal tribunale del lavoro per licenziamenti effettuati dalla ditta quando aveva sede a Prato e ritenuti illegittimi dal giudice. "I lavoratori vogliono scongiurare – dice Francesca Ciuffi del Sudd Cobas – l’ennesimo caso di chiudi e riapri, uno dei sistemi vergogna del distretto tessile teso ad aggirare i debiti retributivi, contributivi e fiscali".

Il sindacato rileva che "la Iron & Logistic, un’azienda a conduzione italiana, terzista per noti brand della moda, stava svuotando lo stabilimento a fronte di un debito che sfiora il milione di euro, tra debiti verso i lavoratori che hanno vinto una causa in tribunale contro licenziamenti illegittimi nell’autunno 2022, assegni familiari e buste paga non corrisposte. Alcuni lavoratori creditori hanno già proceduto al pignoramento dei conti bancari della società (che risultano vuoti) e al parziale pignoramento dei macchinari presenti in fabbrica. Si è inoltre in attesa di nuovi pignoramenti riferiti ad altri procedimenti attivati da altri lavoratori e lavoratrici creditori. Il mistero è ancora fitto, inoltre, sui 660mila euro di utili approvati dall’assemblea dei soci dell’azienda lo scorso luglio, destinati "ad altre riserve" e non presenti sui conti". Il sindacato denuncia che l’azienda da un mese "è sparita, i volumi e le commesse sono dirottate su altri stabilimenti e i brand committenti tacciono, non ha chiesto ammortizzatori sociali, né ha attivato procedure di esubero, né disposto ferie o permessi, mentre ai lavoratori, che sono quotidianamente a disposizione, non vengono corrisposti gli stipendi". Il Sudd Cobas sostiene che "le istituzioni devono intervenire perché non siano i lavoratori a pagare opache operazioni societarie".

Giacomo Bini