In assemblea permanente da ieri sera. A presidio del proprio posto di lavoro. Una notte in fabbrica è stata appena trascorsa dai lavoratori della Iron Logistics, la stireria conto terzi per noti brand della moda a conduzione italiana, non nuova a vicissitudini sindacali. "É troppo forte il sospetto che l’azienda stia cercando di “scappare” a fronte delle centinaia di migliaia di euro di debiti nei confronti dei propri lavoratori e lavoratrici" spiega il Sudd Cobas. A spaventare i lavoratori sarebbe stato il progressivo svuotarsi dello stabilimento, senza che entrassero nuove commesse. Spiega una nota: "La società non è stata in grado di fornirci alcuna spiegazione plausibile a quello che sta accadendo, limitandosi a rassicurazioni che non trovano alcun riscontro. I volumi sono stati spostati altrove, mentre è facile sospettare che anche i macchinari potrebbero essere portati via da un momento all’altro".
Tutto affonderebbe le proprie radici, secondo i lavoratori, nel lontano 2022 quando l’azienda decise di licenziare "gli iscritti al sindacato che avevano scioperato contro il mancato pagamento degli stipendi". "Seguì – spiega sempre Sudd Cobas – l’intervento dell’Unità di Crisi della Regione Toscana e lo sciopero si concluse dopo due mesi con la firma di un accordo in sede di Regione che prevedeva il progressivo reintegro dei lavoratori licenziati. Dopo pochi giorni, una volta effettuato il trasferimento dello stabilimento ad Agliana, l’azienda annunció pubblicamente che non avrebbe rispettato l’accordo con il sindacato firmato con la mediazione della Regione. Alla fine del 2023 ci pensava il Tribunale del Lavoro di Prato a dichiarare illegittimi tutti i licenziamenti dei lavoratori accusati di aver scioperato e picchettato i cancelli dell’azienda".
L’azienda veniva quindi condannata al reintegro e al pagamento di risarcimenti da centinaia di migliaia di euro: "Ma neanche un euro è stato pagato". Nel frattempo l’azienda era tornata a non pagare gli stipendi e negare diritti ai dipendenti rimasti a lavoro e a marzo di quest’anno anche chi era stato lontano dalle precedenti agitazioni si è iscritto al sindacato e ha scioperato "per rivendicare il pagamento dei propri stipendi ed opporsi all’ennesima operazione societaria che stava vedendo i loro contratti di lavoro passare da un giorno all’altro passare da una “fake company” in appalto ad un altra". Ieri sera la decisione dell’assemblea permanente per ottenere oltre ai risarcimenti per i licenziamenti illegittimi, anche "le decine di migliaia di euro di assegni familiari non saldati".