
Massimiliano Irrati (in primo piano) al Mondiale in Russia
Pistoia, 29 luglio 2018 - E’ il signore del Var, senza dubbio. Lo dicono anche i numeri: 16 partite del Mondiale, da debuttante, a osservare i monitor della moviola e la chiamata che l’ha deciso, quel fallo di mano nella finale Francia-Croazia sfuggito all’arbitro Pitana che poi, dopo aver rivisto l’azione alla tv, ha fischiato il rigore per i transalpini trasformato nel 2-1 da Griezmann. Massimiliano Irrati, avvocato pistoiese di 39 anni, internazionale dall’anno scorso, è stato il protagonista nell’ombra del Mondiale, chiuso nella «sua» Var Room, ma ora per la prima volta parla dell’esperienza che ha vissuto, di quel rigore, della nuova tecnologia e di un’estate che è durata pochi giorni, visto che sta già riprendendo gli allenamenti.
Irrati, lei è stato uno dei protagonisti del Mondiale avendo legato il suo nome, di debuttante, a ben 16 partite. E’ stato difficile analizzare l’episodio decisivo della finale, il rigore per la Francia? Quale è stata la partita più complicata?
«I protagonisti del Mondiale sono stati i calciatori che hanno dato vita a partite di altissimo livello. Poi ci sono gli arbitri, che fanno rispettare le regole, e dopo c’è il Var che interviene quando un episodio sfugge all’arbitro. Il mio ruolo è stato questo: dietro le quinte intervenendo solo quando la situazione lo richiedeva, così come è stato in finale. Il rigore? La tensione derivante dalla consapevolezza della posta in palio lo ha reso senza dubbio un episodio di non facile interpretazione. La partita più complicata invece è stata Portogallo-Iran, durante la quale ho richiamato l’attenzione dell’arbitro su tre episodi».
E’ stato precursore della Var: come si trova ad analizzare la partita dal monitor e non da dentro il campo? Preferisce il silenzio della sala Var oppure il rumore dello stadio?
«Vivere una partita da dietro un monitor è un qualcosa di completamente differente; indubbiamente l’atmosfera che si respira in campo, in grandi stadi, in partite importanti è un qualcosa di molto più affascinante rispetto all’essere nella Var Room. L’approccio mentale e la preparazione della gara però cambiano poco da un punto di vista tecnico; il filo comune è sempre far rispettare le regole, con un fischietto in bocca o richiamando l’arbitro davanti ad un monitor. Rappresentano due modi diversi di fare l’arbitro nella forma ma non molto nella sostanza».
A proposito di Var: è una novità positiva, secondo lei? Può ridurre il numero di contestazioni da parte degli addetti ai lavori e, magari, può anche portare benefici in termini di iscritti alle singole sezioni arbitrali?
«L’introduzione della Var è qualcosa di rivoluzionario che ha cambiato l’arbitraggio in meglio. I benefici in termini di giustizia sono sotto gli occhi di tutti e credo che il Mondiale di Russia sia stata la miglior pubblicità per questo strumento. Ha migliorato le prestazioni arbitrali, togliendo quasi del tutto quegli errori che erano fisiologici quando la decisione era lasciata solo all’occhio umano sul campo di gioco. E’ chiaro che togliendo gran parte dei possibili errori arbitrali, di conseguenza anche le contestazioni diminuiscono».
Ora che estate l’aspetta? Come ha passato questi giorni di vacanza in vista del raduno e dei prossimi impegni ufficiali (precampionato, preliminari europei, campionato)?
«L’estate per me è praticamente già finita. Sono riuscito a ritagliarmi una settimana di vacanza con la famiglia prima di partire per il consueto ritiro precampionato che ogni anno svolgiamo a Sportilia, al ritorno del quale sarò impegnato in una gara di preliminari di Europa League e subito dopo inizieranno gli impegni prima in Coppa Italia e subito dopo in campionato. Senza dubbio è stata un’estate anomala ma che mi ha regalato un’esperienza professionale ed umana impareggiabile».
Lei è avvocato e arbitro, quindi prendere decisioni è il suo pane quotidiano: ma com’è Massimiliano Irrati tra le mura domestiche?
«Di come sono all’interno delle mura domestiche dovreste chiedere a mia moglie o a mia figlia. Mio figlio ha solo 4 mesi quindi non può ancora esprimersi... Cerco di lasciare fuori il lavoro anche se molto spesso le risultanze lavorative ci rimangono addosso e non è facile cancellare tutto prima di entrare in casa. Uso pochissimo il telefono quando sono a casa proprio per concentrarmi sulla vita familiare ascoltando gli altri ed evitando di mettere la mia persona ed il mio lavoro al centro di tutto; se ci riesco o meno può dirlo solamente chi vive accanto a me».
Leonardo Biagiotti e Gabriele Terreri