La contessa Consuelo. Rosa del Piccolo Principe. La musa di Saint-Exupéry tratteggiata da Masotti

Il presidente della Fondazione Vivarelli, medico e mecenate racconta la storia dell’amicizia con la moglie del grande scrittore "Lo chiamava Tonio, era la sua vestale. Era amica di Dalì e Picasso" .

La contessa Consuelo. Rosa del Piccolo Principe. La musa di Saint-Exupéry tratteggiata da Masotti

Il presidente della Fondazione Vivarelli, medico e mecenate racconta la storia dell’amicizia con la moglie del grande scrittore "Lo chiamava Tonio, era la sua vestale. Era amica di Dalì e Picasso" .

La contessa de Saint-Exupéry, moglie di Antoine, l’autore del Piccolo Principe, era una persona semplice. Parola di Giulio Masotti, medico e mecenate, presidente della Fondazione Jorio Vivarelli e presidente onorario della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, molto amato anche ad Alghero dove ha fatto un’importante donazione al famoso museo Mase (Museo Antoine de Saint-Exupéry). Masotti era stato medico personale di Consuelo Souncin Sandoval, moglie di Antoine de Saint-Exupéry. Da vero filantropo ha consegnato, durante una cerimonia ufficiale, alcuni preziosi oggetti che vanno ad arricchire la narrazione della mostra espositiva che fa parte dell’Ecomuseo di Porto Conte.

Professore, dove ha conosciuto Consuelo?

"Ci siamo incontrati nei primi anni Sessanta a Montecatini. Veniva per curare l’asma. Io ero un giovanissimo medico, un amico comune mi chiese di visitarla. Feci una consulenza approfondita, le segnai una terapia con farmaci, oltre alle inalazioni che faceva alle terme. Stette meglio e mi fu grata. Nacque un’amicizia. La contessa veniva ogni anno nella città termale e si fermava per un mesetto. Una donna colta e simpatica, molto alla mano. Mi chiamava appena arrivava. Veniva spesso a pranzo a casa mia, mia madre le preparava piatti che lei adorava. Fecero amicizia. Consuelo era una pittrice, oltre che scultrice e scrittrice e frequentava una galleria d’arte a Montecatini. Sarebbe bello dedicarle una borchia sulla Walk of fame di viale Verdi. Trascorrere tempo con lei era estremamente piacevole".

Consuelo parlava spesso di Antoine?

"Continuamente. Era innamoratissima e devota al suo ricordo. Il loro era un rapporto molto solido nonostante le lunghe separazioni dovute alle pericolose imprese di Saint Exupéry tanto come aviatore che come reporter. Il loro fu un amore solido e appassionato grazie anche alla loro fitta corrispondenza. Consuelo rammentava i momenti nei quali lui scriveva. Si isolava e aveva dei rituali che lei rispettava in modo esemplare. A una certa ora gli portava il tè. Poi si confrontavano, c’era tanta passione. Lo chiamava Tonio. Per Antoine era la musa del Piccolo Principe, la rosa che si distingue dai generici roseti. Era la sua vestale, per lui provava un sacro rispetto, un’adorazione profonda. Lui morì, come è noto, nel 1944 in un volo di ricognizione sul Mediterraneo e per lei fu un dolore fortissimo. Consuelo aveva avuto amicizie importanti: D’Annunzio, Salvador Dalì, Picasso, Marcel Duchamp, Andrè Breton. Era famosa e molto richiesta".

Ha un episodio particolare da raccontarci?

"Più di uno. Mi soffermo su un ricordo. Mia mamma aveva fatto solo la quinta elementare ma era assai intelligente e curiosa, amava la pittura e provava a cimentarsi, con tutti i limiti dell’autodidatta, facendo tele di tipo figurativo. Chiese a Consuelo di insegnarle, lei la invitò nel proprio albergo e le chiese di portare pennelli, colori, una candela, fiammiferi e due tavolette di legno chiaro. Le fece prendere una tavoletta per volta, tenendola orizzontale. La doveva spostare avanti e indietro sopra alla fiammella in modo da affumicarla. Vennero fuori dei geroglifici scuri. Consuelo la invitò a riempire gli spazi bianchi con i colori che più la ispiravano. Questo tuffo nell’arte contemporanea vivacizzò la sua fantasia e le sue opere. Partecipò a varie mostre ed ebbe anche la soddisfazione di entrare timidamente sul mercato d’arte".

Consuelo veniva sola?

"Era sempre accompagnata dal segretario, Josè Martinez Fructuoso detto Pepe. Tuttofare, efficiente, sempre sorridente. Pepe divenne erede universale alla morte di Consuelo, nel 1979. Ha il grande merito di averla accudita in vita e di aver ordinato e poi pubblicato gli scritti di Consuelo. Anzitutto “Il principe e La Rosa. Lettere d’amore“, dove raccolse 160 epistole appassionate di corrispondenza tra il grande Antoine e la moglie. Più tardi pubblicò “Memorie della Rosa“ dal manoscritto di Consuelo, ritrovato nel 1993 e pubblicato in Francia nel 2000, che entra nell’intimità della giovane coppia e ci racconta una tra le più affascinanti storie d’amore di tutti i tempi. Aveva un grande fascino, viso bellissimo, occhi neri magnetici. Cercava di parlare italiano, ma venivano fuori neologismi tipo “parfumo“ o “avione“ per aeroplano. La sua lingua era un miscuglio di lingue, una sorta di esperanto. Era salvadoregna di origine, ma ha vissuto tanto a Grasse, in Provenza. Qui era un personaggio famosissimo, era amatissima e coccolata dalla comunità. Nel 1974 andai a trovarla insieme a una mia amica. Avevo una Mercedes che sembrava un baraccone, usata. Mi incastrai nelle curve. Intervenne la Gendarmerie, erano furiosi. Appena dissi che ero ospite di Consuelo, cambiò tutto. Si scusarono, attivarono l’allarme e mi scortarono fino a casa sua".

Giovanna La Porta