
L’avvocato Katia Dottore Giachino
"Dal nostro punto di vista l’esame dell’imputato è andato molto bene. Daniele Maiorino ha chiarito il contenuto delle intercettazioni spiegando di essersi immedesimato in altre persone. Nella sua esposizione, ha fatto anche nomi e cognomi di chi ritiene possa essere il colpevole a suo avviso, ma comunque si tratta di soggetti che hanno gravitato all’interno del procedimento". Queste le parole dell’avvocato Katia Dottore Giachino di Prato, difensore di Daniele Maiorino, insieme alla collega Fulvia Lippi, all’uscita dall’aula del tribunale.
"A nostro avviso, è anche decaduto il movente economico nel corso dell’istruttoria. Anche con la deposizione di Luca Cini, fratello della vittima, è emerso che non c’era nessuna eredità consistente se non un immobile ripartito tra i tre fratelli".
Nel pomeriggio, è stata ascoltata anche la genetista incaricata dalla Procura, che ha eseguito le analisi sulla traccia di Dna della vittima, rinvenuta con il Luminol su una scarpa di Maiorino. "Come lui stesso ha sempre detto, Maiorino ha ribadito che lui si è avvicinato più volte al corpo della vittima, chiaramente contaminandosi, perché nonostante le raccomandazioni contrarie, lui ha camminato nel vialetto di casa dove si è consumato il delitto. Inoltre, ha spiegato di essere andato con il fratello di Alessio Cini, Luca, nell’abitazione al secondo piano". Al perito informatico invece è stato chiesto di concentrarsi su quello che è accaduto alle telecamere quella sera, quei trentasei minuti di assenza, e poi c’è stato l’ascolto del medico legale che affronta la questione della possibile arma del delitto e i movimenti messi in essere dall’autore del delitto.
Si tratta, secondo la difesa, di azioni che sarebbero incompatibili con le limitazioni fisiche di Maiorino, che avrebbe una parziale invalidità, a seguito di un incidente, alla spalla".
M.V.