REDAZIONE PISTOIA

La ferita provocata da una parola non guarisce La gentilezza è un mix di profondità e concretezza

L’odio, se accettato, può portare dolore, come ci insegna la Storia e come ricorda la senatrice Segre

La ferita provocata da una parola non guarisce La gentilezza è un mix di profondità e concretezza

La Giornata mondiale della gentilezza si celebra in tutto il mondo il 13 novembre e ha l’obiettivo di promuovere la positività verso gli altri e verso se stessi. La gentilezza potrebbe essere intesa come la capacità di "far stare bene gli altri" oppure essere interpretata come un modo per contribuire al benessere emotivo di chi ci circonda (così nel disegno realizzato da Melissa Turchi). Essere gentili significa avere modi e toni che non solo mostrano garbo e cortesia ma riescono a farti sentire a tuo agio e ad avvicinarti amabilmente agli altri. Visto che oggi viviamo in un mondo digitalizzato e comunichiamo attraverso i social network dovremmo adoperare maggiore gentilezza soprattutto sul web dove purtroppo troviamo messaggi ricchi di espressioni di odio e di ostilità.

Spesso le parole d’odio nascono dalla mancanza di frasi o espressioni adeguate per esprimere i propri sentimenti così come nel parlato dei bulli. Una cosa importantissima è non rispondere con il cosiddetto "’contro-odio", né usare stereotipi condivisi. Se si ammettono le parole d’odio, se si accoglie l’hate speech nella ritualità del quotidiano si legittimano rapporti imbarbariti. "Io l’odio l’ho visto. L’ho sofferto e so dove può portare", scrive la senatrice Liliana Segre.