La funivia in Commissione Europea: "Ormai è inutile sperare nella neve"

L’Europarlamentare D’Amato chiede di aprire un’indagine per valutare possibili inadempienze. Ma tende una mano agli operatori e alle imprese: "E’ tempo di pensare a un turismo lento e naturalistico".

Il progetto della funivia Doganaccia Corno alle Scale è approdato in Commissione Europea. A sollevare la questione è stata l’europarlamentare dei Verdi Europei, Rosa D’Amato, chiedendo di aprire un’indagine che verifiche le possibili inadempienze. "La funivia sorgerebbe nella zona speciale di conservazione monte Spigolino-monte Gennaio – sostiene Europa Verde –, per la quale è necessario un piano di gestione che però la Regione non ha mai redatto. È questo vuoto normativo che rende possibile l’intervento", mentre la D’Amato definisce l’opera "un disastro ambientale". Il comitato che sostiene il no alla realizzazione dell’impianto, in una sua nota, mette l’accento sulla difficoltà a innevare le piste visto il cambiamento climatico, sposando le doglianze di chi lavora grazie alla neve: "La loro preoccupazione – si legge – è anche la nostra, perché siamo pienamente consapevoli che questo clima anomalo mette in grave difficoltà economica la sopravvivenza di tante imprese impiantistiche, dei servizi turistici e commerciali a esse collegate, e causa sofferenza alle centinaia di lavoratori addetti al settore, per i quali vengono a mancare le condizioni per un lavoro stabile che dia tranquillità alle loro famiglie. Il problema coinvolge, anche se con criticità diverse, tutta la montagna pistoiese".

C’è, in questo documento, un sostanziale superamento della contrapposizione che ha limitato molto il dialogo tra le parti, quasi una proposta di collaborazione, sempre che i protagonisti trovino un terreno comune, però un bel passo avanti c’è stato: "Continuare a sperare nel ritorno della neve come avveniva in passato – prosegue la nota – è fuorviante: il contesto è cambiato e anche le nostre strategie devono cambiare. E’ necessario fin da ora prevedere nuove modalità di investimento pubblico, capaci da un lato di sostenere e migliorare le prestazioni delle strutture già in essere, finché ciò sarà ragionevolmente possibile.

"Nel frattempo – si legge – dovrà essere fermata la costruzione di nuovi impianti che sarebbero assolutamente ingiustificati. Parallelamente e da subito occorre lavorare per il graduale passaggio verso un sistema turistico fondato su altri presupposti, dato che nel prossimo futuro nulla sarà più uguale a quello che abbiamo visto in passato. Finché le condizioni meteo lo consentiranno – conclude l’Europarlamentare – devono essere messe in atto tutte le azioni per sostenere le imprese del settore sciistico e il sistema di infrastrutture funzionali agli impianti esistenti. Ma non è più sostenibile destinare risorse per nuovi impianti, che per di più sarebbero di ostacolo allo sviluppo di un turismo lento e naturalistico".

Andrea Nannini