LINDA MEONI
Cronaca

La grande mostra: "Fare, disfare, rifare". E’ l’universo di Buren

A Pistoia dall’8 marzo al 27 luglio una selezione di opere storiche e recenti. Il percorso sottolinea il rapporto dell’artista francese con la città toscana.

Daniel Buren e le sue strisce verticali: dall’8 marzo la mostra a Pistoia

Daniel Buren e le sue strisce verticali: dall’8 marzo la mostra a Pistoia

di Linda MeoniPISTOIADi tracce da queste parti, a Pistoia, ne ha lasciate già più di un paio. Di grande impatto e forte "rumore". Marchio di fabbrica chiaro e inequivocabile che anche qui si ritrova - le "sue" strisce verticali -, vedi la fontana nel parco di Villa La Magia, a Quarrata (2011).

E poi il colore, quello di una porzione del padiglione di emodialisi a Pistoia e quello della Cabane Éclatée (2005), casa a cielo aperto che fa mostra di se’ nel tempo d’arte ambientale mondiale che è il Parco di Villa Celle, a Santomato, segno questo anche della grande attualità di pensiero e visione di un uomo che sapeva leggere il tempo, come fu Giuliano Gori.

Ma il dialogo con la Toscana per Daniel Buren continua e s’intesse da sempre, tanto che a darne conto attraversando gli anni sarà la grande mostra dal titolo "Daniel Buren. Fare, disfare, rifare. Lavori in situ e situati 1968-2025".

Un progetto Fondazione Pistoia Musei con il sostegno di Fondazione Caript e in collaborazione con Galleria Continua che vede lo stesso Buren e la direttrice Pistoia Musei Monica Preti in veste di curatori, con in agenda già la data di taglio del nastro: 8 marzo 2025 (la chiusura, invece, sarà il 27 luglio).

Coordinate geografiche della mostra saranno le sedi della Fondazione cittadina, con il nucleo più consistente di opere concentrato in Palazzo Buontalenti, ma il dialogo proseguirà su due binari: idealmente con le opere di Celle e Quarrata, realmente con le altre sedi di Pistoia Musei (Palazzo de’ Rossi, Palazzo dei Vescovi, San Salvatore) con opere pensate da Buren apposta per questa mostra-evento.

In sostanza, quel che si potrà vedere a firma dell’artista francese classe 1938 nato a Boulogne-Billancourt saranno opere pittoriche eseguite tra il 1965 e il 1967, due Cabane del 1985 del 2000/2019, alcuni alto-rilievi e opere luminose recenti, più una ricca serie di disegni progettuali realizzati in Toscana.

Il denominatore comune di ogni tipologia di manufatto è lo spazio e come l’intervento di Buren lo esplora attingendo a quel patrimonio inestimabile che sono le forme, i colori e i materiali. C’è, in questa mostra, una volontà di rilettura e di nuova indagine che porta Buren a mettersi in discussione, a partire dai lavori del passato arrivando a quelli di oggi, proponendo a chi guarda una riflessione sulla trasformazione dell’arte nel tempo e nei diversi contesti.

A partire dagli anni Ottanta, i suoi lavori assumono una dimensione tridimensionale con materiali come tessuti stampati, carta, vetro, specchio, legno, plexiglas e non solo e sono realizzati in funzione del contesto che li ospita. Buren definisce questa pratica "in situ", un approccio che rifiuta l’indipendenza delle opere, strettamente legate alle caratteristiche fisiche (spazio, architettura, materiali) e culturali (storia, tradizioni, comunità) dei luoghi in cui crea e colloca i suoi lavori. La rassegna (che si chiuderà il 27 luglio) sarà accompagnata da un ampio programma di attività collaterali per tutti i pubblici e da un catalogo (Gli Ori editori contemporanei) che includerà anche un’intervista a Daniel Buren realizzata da Monica Preti.

Interminabile la "bio" di Daniel Buren, che può vantare d’essere stato esposto in alcuni dei più famosi centri di arte contemporanea del mondo. Tante le opere pubbliche permanenti da lui realizzate, rintracciabili in Europa, in Giappone, Taiwan e Messico. Numerose anche le mostre attualmente in corso nel mondo che lo vedono protagonista da Boston a Digione, passando per Strasburgo, Saarbrucken (Germania), Città del Capo.