LINDA MEONI
Cronaca

La lezione di Kitty agli studenti pistoiesi: "Noi, bambini nei campi. Sotto un tetto di paura"

La testimonianza di una sopravvissuta ai cittadini del futuro in Sala Maggiore "Abbiamo visto il dolore anche negli occhi dei soldati che ci hanno liberati".

La testimonianza di una sopravvissuta ai cittadini del futuro in Sala Maggiore "Abbiamo visto il dolore anche negli occhi dei soldati che ci hanno liberati".

La testimonianza di una sopravvissuta ai cittadini del futuro in Sala Maggiore "Abbiamo visto il dolore anche negli occhi dei soldati che ci hanno liberati".

Fine dell’anno 1944. Una bambina, bei capelli lunghi e ricci e quasi nove anni, siede per terra, schiena al muro. Inventa e racconta novelle. La sua platea è fatta di bambini come lei che però la sua lingua non la capiscono. Sentono solo il suono della sua voce che li tranquillizza, quasi li culla. Una piccola ma salvifica benedizione se il luogo che accoglie quelle parole è una grigia e putrida baracca del campo di lavoro di Ravensbruck, nord di Berlino.

"Era il mio modo per evadere, per inventare un posto che fosse, quello sì, bello. Ho continuato a farlo anche dopo, da libera. D’inventarmi novelle". La voce è quella di Kitty Braun, oggi 88 anni, che la memoria dei lager – Ravensbruck prima, Bergen Belsen poi – la conserva orribilmente intatta. E un cui affresco ha consegnato ieri ai ragazzi e alle ragazze dell’Istituto Einaudi raccolti a Palazzo Comunale per il Giorno della Memoria in un’iniziativa organizzata in collaborazione con il Museo della deportazione di Prato. Collegata in video, Kitty ha offerto ai ragazzi un pezzo di sé, di quella Memoria che da personale si è fatta collettiva. Perché l’orrore resti storia.

"Di Ravensbruck – dice – ricordo il freddo più che la fame. Ricordo i geloni alle caviglie. Ricordo quell’intruglio della mattina, una specie di caffè nero. E pane, poco, nero anche quello. E mia madre che raccoglieva le briciole rimaste e le distribuiva. Anche ai bambini che non conosceva. Ricordo l’appello la mattina presto, i numeri che non avevamo stampati addosso ma che dovevamo ricordarci. E ricordo anche, a letto, quella pioggia nera e schifosa di pidocchi che cadeva dall’alto al basso. A Bergen Belzen fu se possibile ancora peggio. Non uscivo più, non mangiavo più. Eravamo praticamente già morti. Ed eravamo così come ci volevano i tedeschi: umiliati". Non solo il visibile era raccapricciante, ma anche il resto: Kitty ha ancora ben presenti i terribili odori del campo, le laceranti urla che venivano dalle baracche.

"Davvero qualcuno negli anni ha potuto dire che non sapeva, che non sentiva?". E poi un altro ricordo, che ha a che fare col disumano: "Gli occhi dei soldati che vennero a liberarci. Pieni d’orrore. Ecco lì ho compreso la nostra condizione di prigionieri, immersi negli escrementi, incapaci ad alzarci. Ma io fino ad allora non mi sono mai accorta di questo orrore, per me quella era la mia sorte. Era normale così, là dovevo stare. Anche se mai ho capito il perché". La storia di Kitty è una di quelle ancora oggi più raccontate tra i sopravvissuti – sempre meno numerosi, per questioni anagrafiche -, una testimonianza che però non perde mai di dolore e commozione. Neanche ieri. In quei campi Kitty ha perso la sua infanzia, ma ha perso anche il fratello, Robi.

"Anni dopo, una notte di quelle che non riuscivo a dormire ho capito che avrei dovuto raccontare. Per quei tanti che non ci sono più, per quei troppi che sono rimasti corpi buttati in un mucchio senza neppure una tomba. Ma ogni volta attraversare questo dolore è difficile". Oggi Kitty vive a Firenze col marito Gianfranco. È qui che la sua vita è ricominciata, anche nella fede. "A 19 anni ho scelto di farmi battezzare. Volevo conoscere quel Gesù che diceva cose che a me piacevano, che per me avevano un senso: porgi l’altra guancia, ama il tuo nemico". Tra gli appuntamenti a tema, stasera alle 21 al Teatro Bolognini Concerto del Coro Città di Pistoia realizzato insieme all’Anpi provinciale, con il contributo di Fondazione Giorgio Tesi e IsrPt.

linda meoni