La parola all’esperto: "Un evento rarissimo". Analisi del cedimento insieme all’ingegnere

Crollo del solaio al matrimonio, il presidente dell’Ordine degli ingegneri di Pistoia, Tommaso Giusti: "Azioni dinamiche e ripetute come saltare sono nocive per una struttura". Ecco come si determina la capienza di un luogo aperto al pubblico

Pistoia, 16 gennaio 2024 – Un evento molto più che raro, accaduto in un contesto particolare. È con il presidente dell’Ordine degli ingegneri di Pistoia, Tommaso Giusti, che tentiamo di contestualizzare l’accaduto di sabato a Giaccherino, operazione già questa complessa, confortati però da un bagaglio di competenze tecniche che possono almeno aiutare a scacciare dubbi o inesattezze attorno alla vicenda. Ben consapevoli che la ricerca delle cause sia questione da affidare in pieno agli inquirenti.

Quello a Giaccherino può inserirsi nella lista degli eventi rari?

"Rarissimi direi. L’approccio ingegneristico oggi è di tipo semiprobabilistico. In parole semplici, l’ingegnere progetta conferendo alla struttura una capacità di resistenza a sollecitazioni assai più alta rispetto a quella richiesta per sopportare l’evento fallimentare".

Come si determinano le capienze di luoghi al chiuso?

"Un conto è la capienza in termini numerici, altro conto l’attività che le persone svolgono in quel determinato luogo. Esempio banale: nel caso di un ristorante il calcolo sarà determinato sulla distribuzione dei carichi e delle attività statiche, quali mangiare seduti al tavolo. In presenza di altra attività è chiaro che criteri e regole cambiano. Sono regole che si richiamano, ma che potrebbero essere state applicate sull’edificio in tempi e circostanze diverse, creando discrepanze. E così una sala adatta ad accogliere ristorazione per duecento persone risulta inadeguata per contenerne cinquanta che ballano. Azioni dinamiche e ripetute come saltare è indubbio che siano nocive per una struttura. Lo testimonia il fatto che il semplice test di ‘tenuta’ adottato dagli ingegneri entrando in un solaio è fare un salto al centro della stanza, cioè applicare una sollecitazione dinamica, per percepire le vibrazioni".

Colpisce la precisione del cerchio disegnato dalla voragine…

"Questo è imputabile alla natura del solaio crollato, alla presenza di volte come quelle del refettorio del convento. Mi attengo alle sole immagini viste ovviamente. La struttura viene messa in crisi dal crollo, cede prima la parte debole al centro e poi, quasi in effetto domino, collassano tutti gli elementi che si sostengono grazie alla pressione creata al centro".

C’è chi sostiene nei momenti precedenti al crollo di aver avvertito delle vibrazioni, possibile?

"Occorre interpretare la sensazione di vibrazione in relazione a quel che lì si stava facendo. In un contesto di quiete, certe vibrazioni non sono normali. Solitamente le volte in mattoni sono strutture scarsamente elastiche. Il solaio in muratura cade senza avvertire".

Gli edifici storici impongono prudenze particolari?

"Sono un paziente particolare, specie in tema di attualizzazione d’uso. Stiamo parlando di un luogo nato convento. Vista la delicatezza del contesto bisognerebbe cercare di definire destinazioni non dico del macro complesso, ma degli spazi sì. Questo è tanto vero tanto più è articolato l’edificio e le attività che lì si svolgono. Rendere sicuro un luogo aperto al pubblico è il cardine di tutto ciò che è l’unire il mondo della progettazione a quello della gestione. Occorre una certa educazione culturale per gestire luoghi del genere. Spesso poi non tutto si ottiene coi paletti normativi. Non mi stupirei infatti se nel caso di Giaccherino tutto fosse in regola".

linda meoni