MONTALE (Pistoia)
Dopo lo sciopero ad oltranza degli operai pakistani alla Vot International di Quarrata, dove un operaio era stato picchiato per aver ’osato’ rivolgersi ai sindacati, nonché dopo i numerosi, gravi, precedenti episodi di violenza contro altri operai in lotta per tutelare i propri diritti in un’azienda tessile pratese, un nuovo fronte si è aperto a Montale. Qui, altro baricentro del distretto industriale della piana, si registra una nuova assemblea permanente di diciotto lavoratori, tutti stranieri (in prevalenza pakistani) e iscritti al sindacato Sudd Cobas, della Iron & Logistic, una stireria conto terzi che già era stata al centro di una dura e analoga vertenza nel 2022, quando aveva sede a Prato.
I lavoratori, che hanno passato la seconda notte in fabbrica, lamentano ritardi di mesi nel pagamento dei salari, assegni familiari non pagati e per quattro di loro il mancato risarcimento deciso dal Tribunale del lavoro di Prato per l’illegittimo licenziamento ricevuto nel 2022 proprio in seguito alla partecipazione agli scioperi. I lavoratori accusano l’azienda di non aver pagato centinaia di migliaia di euro a cui hanno diritto. Ma non solo. Lo scopo dell’assemblea permanente è impedire lo smantellamento della ditta, visto che nelle ultime settimane i capannoni si sono svuotati di materiali e gli operai temono che ora la proprietà intenda portar via anche i macchinari. "La Iron & Logistic era passata alle cronache già nell’ottobre 2022 – ricorda Luca Toscano, sindacalista di Sudd Cobas –, quando decise di lincenziare tutti gli iscritti al sindacato che avevano osato scioperare contro il mancato pagamento degli stipendi. Ne nacque una dura vertenza con due mesi di presidio sindacale ai cancelli, ci fu un accordo nell’unità di crisi della Regione per il reintegro dei lavoratori ma dopo il trasferimento ad Agliana la ditta annunciò di non rispettarlo".
I venti licenziamenti del 2022 sono stati dichiarati illegittimi dal tribunale del lavoro di Prato: sedici lavoratori hanno rinunciato al reintegro e a loro spettano ventisette mensilità, mentre i restanti quattro operai hanno accettato il reintegro e il risarcimento di dodici mensilità deciso dal giudice. Nessuno di loro ha avuto un euro. E adesso i quattro reintegrati sono in assemblea permanente a Montale insieme agli altri quattordici operai.
"L’azienda ha i conti correnti pignorati – conclude Toscano –: il timore è che voglia portare via anche i macchinari e chiudere. Del resto non sarebbe la prima volta: a Prato per portar via la roba fecero un varco nel muro di confine con un capannone attiguo. È per questo motivo che i lavoratori resteranno in assemblea permanente a difesa della fabbrica". Un altro capitolo dell’aspra lotta per tutelare i propri diritti, lotta che vede moltiplicarsi i fronti aperti proprio nel cuore della Toscana.
Giacomo Bini