La stagione dell’oro verde: "Ulivi carichi, siamo fiduciosi. Ma altra afa può farli soffrire"

Le previsioni sulla filiera produttrice di olio d’oliva promettono bene, dopo l’annus horribilis del 2023. Rebus clima, tra siccità e grandinate: "Con le piogge intense c’è il rischio che torni la mosca".

Dopo il 2023 orribile, uno dei peggiori della storia al pari del 1985 con un’intera filiera messa alle corde per la mancanza quasi totale di olio da mettere in vendita, la produzione di questi mesi fa ben sperare per quella che sarà la stagione 2024, ovvero quando riapriranno i frantoi per far scorrere quell’oro verde che tanto piace in Toscana e, di conseguenza, anche nella nostra provincia che rappresenta un habitat ideale fra colline verdeggianti e pendii scoscesi che sono l’ambiente perfetto per far maturare questo prodotto. Ecco, quindi, che il caldo di questi giorni - e la tendenza ad avere temperature particolarmente elevate anche per le prossime 2-3 settimane - è un fattore che non viene visto troppo male da chi con l’olio ci vive e ci manda avanti una attività importante e pluripremiata.

"Tutto sta nel capire quanto andranno avanti ancora queste condizioni atmosferiche - specifica Federico Campioni del frantoio di Croci a Massa e Cozzile, iscritto a Coldiretti - siamo arrivati ad un punto in cui gli ulivi erano abbastanza carichi, dandoci la speranza di avere a che fare con un’annata che spero possa essere ottima. Certo è che, per la natura di dove vengono posizionati e per la loro esposizione, basta una grandinata o qualcosa di simile a settembre ed ogni discorso che facciamo oggi viene rimesso in discussione. Le piogge di maggio e giugno hanno permesso di far arrivare le piante a luglio con parecchie riserve di acqua e, con un mese come abbiamo appena vissuto, se non altro il pericolo della mosca si elimina da solo: per noi è un sospiro di sollievo visto che ce n’erano parecchie in giro fino a tre settimane fa. Però, dall’altro lato, dico che altri 15-20 giorni di temperature molto elevate possono portare a conseguenze negative perché gli ulivi potrebbero dare i primi segni di sofferenza".

Per ora, quindi, le olive rimangono aggrappate ai loro ramoscelli ma bisogna davvero rimanere con gli occhi ben aperti e cercare di anticipare possibili imprevisti. "Se andiamo avanti così fino a Ferragosto c’è il rischio che una parte di prodotto vada giù - prosegue Campioni - con un po’ di pioggia nel mezzo direi che sarei più contento. Già abbiamo fatto un trattamento per evitare stress da mancanza d’acqua anche perché irrigare non si può: è vero che con le piogge può tornare la mosca ma, a quel punto, me la vedo io direttamente con i trattamenti biologici. Detto questo, pensiamo positivi e quindi visto che ci sono tante olive sopra le piante ci auguriamo di fare una bella annata: nel 2023, di questi tempi, sugli olivi c’era poco o niente. Diciamo che abbiamo un mese di tempo in più di lavoro già fatto rispetto al 2022 e quindi lo vogliamo sfruttare al massimo". Saverio Melegari