La storia della "Cassa" e di Pistoia. Cultura, economia e aiuti al sociale

Un secolo e mezzo raccontati nel libro dedicato a Luca Iozzelli. La presentazione domani in Palazzo De’ Rossi

La storia della "Cassa" e di Pistoia. Cultura, economia e aiuti al sociale

La storia della "Cassa" e di Pistoia. Cultura, economia e aiuti al sociale

Un secolo e mezzo di vita durante il quale da ogni movimentazione di denaro si è scritta una storia. O meglio, un’infinità di storie, tutte quelle che senza "la Cassa" non avrebbero avuto futuro. Raccontare la Cassa di Risparmio di Pistoia (dal 1935 Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia) dalla sua gestazione, prima metà dell’Ottocento – fautore il filantropo Niccolò Puccini -, sino alla sua evoluzione in Fondazione, anni Novanta del secolo scorso traghettata dal professor Ivano Paci, significa parlare senza esagerazione di Pistoia, del suo tessuto sociale oltre che economico. Scoprendo come quella stessa Cassa sia stata "benzina" imprescindibile in una città che rincorreva la crescita.

Minuzioso, esaustivo e prezioso a livello documentale è il lavoro realizzato da Pier Francesco Asso, Sebastiano Nerozzi e Sara Selmi con il volume "Storia della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia" (Laterza, 2024), il cui seme fu gettato per primo da Luca Iozzelli. Alla sua memoria è dedicata la pubblicazione che sarà presentata a Palazzo de’ Rossi domani alle 16.30 (ingresso libero) dagli autori, dal professore di storia economica Giuseppe Conti e dal ricercatore Andrea Ottanelli. Filantropia illuminata, sviluppo economico e sociale inteso come argine a lotte di classe e movimenti sovversivi, solidarismo di matrice cristiana, sensibilità verso istruzione, cultura e formazione professionale, profondo radicamento territoriale, come evidenziano gli autori, furono i caratteri distintivi dei fondatori della Cassa di Risparmio di Pistoia, che segneranno la perenne identità dell’Istituto. Segnata in origine da un rapporto "asimmetrico" (se non conflittuale) con Firenze dalla quale diverrà autonoma nel 1883, la Cassa dimostrò sin da subito un’attività vivace e fu decisiva in operazioni ad alta visibilità cittadina (una delle prime, il restauro del Battistero tra il 1840-43, finanziato con un prestito di 19.638 lire), ma anche la beneficenza che intorno all’ultimo decennio dell’Ottocento cominciò ad occupare un ruolo centrale. E poi il sostegno all’edilizia popolare, a scuole (vedi il "Pacinotti") e istituti educativi, alla cultura (Museo Civico, Società di storia patria), all’ospedale del Ceppo (va letta proprio in segno di gratitudine verso l’istituto l’intitolazione del padiglione Cassa di Risparmio). Spinosa fu poi la questione della sede per la Cassa, infine ricaduta su Palazzo Azzolini (1905), che creò non pochi malumori nel consiglio ma anche dell’opinione pubblica e la successiva costruzione dell’attigua Loggia dei Mercanti, oggi soppiantata dal palazzo delle Poste, inaugurata nel 1913 e demolita vent’anni più tardi. Tanti e difficilmente riassumibili in questa sede i momenti cruciali vissuti dalla Cassa di Risparmio di Pistoia, tutti indissolubilmente legati all’assetto della città.

Resistente alle crisi, agli shock petroliferi, alle guerre non senza difficoltà, la Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia fu guidata da cinque diversi presidenti dal dopoguerra alla sua estinzione - Clemente Rospigliosi, Rinaldo Cantini, Ilvo Capecchi, Angiolo Bianchi e Ivano Paci -, sempre dimostrando l’assoluta centralità nelle sfide poste dal territorio pistoiese. Fu il professor Paci, come detto, l’artefice del passaggio a Fondazione, iter avviato nell’intenzione di unirsi in una holding con altre casse per difendersi dall’aggressività degli istituti maggiori. Arrivando infine, con modifiche degli assetti proprietari, all’acquisto da parte del Gruppo Intesa Sanpaolo e quindi alla denominazione sociale Cassa di Risparmio di Pistoia e delle Lucchesia nel 2012 e alla definitiva incorporazione nel 2019.

linda meoni